| 
  
  
 
  
  
Earl William Johns
(pseud. Captain WE Johns) 
(Inghilterra)   
 Nato 
a Bengeo, Hertfordshire, il 5 febbraio 1893. Morto il  21 giugno 1968. Figlio di un sarto,  nel gennaio 
del 1905, ha frequentato la Hertford Grammar School. Non  era uno studente 
modello, come si rileva dal suo libro  Biggles Goes to School (1951). 
Nell'estate del 1907 fu per quattro anni apprendista geometra in una contea 
comunale e nel 1912 fu nominato ispettore sanitario a Seaffhan nel Norfolk.  
Dopo la morte del padre si arruolò nel Territorial Army e fu assegnato al King's 
Own Royal Regiment. Il reggimento. 
fu mandato oltremare nel settembre del 1915. Combatté a Gallipoli, sul fronte 
macedone e in Grecia. Ammalatosi di malaria, fu ricoverato in ospedale. Dopo la 
malattia fu aggregato nel 1917 al Royal Flying Corps e inviato in Inghilterra a 
Coley Park per l'addestramento al volo. Il 1 ° aprile 1918, fu nominato 
istruttore di volo presso Marske-by-the-Sea nel Cleveland e come tale rimase 
fino all’agosto 1918, quando si trasferì sul fronte occidentale.  Pilotò diversi 
tipi di aerei e all’inizio del 1918 il suo de Havilland DHS fu abbattuto. 
Catturato,  rimase prigioniero fino alla fine della guerra. Dopo la guerra rimase nella RAF 
fino al 1927. Durante gli anni passati 
nell’esercito si dedicò alla scrittura di romanzi per adulti e per ragazzi. Il primo romanzo, Mossyface, 
fu pubblicato nel 1922. Johns diventò corrispondente di un giornale; nel marzo 
de 1932 fondò la rivista “Popular Flying”, e fu su quelle pagine che, sotto lo 
pseudonimo di Cap. WE Johns,  apparve Biggles, il suo personaggio più popolare. Durante la seconda guerra mondiale 
il Ministero dell’Aeronautica si servì dei suoi libri a scopi propagandistici ( 
vedi Biggles & Co (1936) cui la trama ruota attorno ai preparativi 
tedeschi per la conquista dell’Inghiterra e alla storia Biggles Air Commodore 
(1937) che allude ai preparativi giapponesi per la conquista delle colonie 
britanniche in Estremo Oriente.  Johns continuò a scrivere storie 
per adulti e per ragazzi fino alla sua morte avvenuta nel 1968. In tutto, quasi 
un centinaio di libri.  Fu uno dei pochi scrittori per 
ragazzi di quel periodo e creò diversi personaggi tra cui Ginger  Habblethwaite, 
il capitano  Lorrington, l’aviatrice Joan Worralson (che servì al Ministero 
dell’Aeronautica per invogliare le giovani donne a aderire al  Women’s Auxiliary 
Air Force ) e l'astronauta pionieristico Cap.Timothy "Tiger" Clinton, che per 
primo pilotò un razzo nello spazio nel 1954.  Tra la sua 
produzione per l’infanzia sono da ricordare i libri: Champion of the man, 
Sinistre Service, Comrades in arms, Adventure bound, Adventure Unlimited, Where 
the golden Eagle soars, Adventures of the junior detection club.  
  FILATELIA INGHILTERRA Anno 
1994  (1743)       
EBNER-ESCHENBACH MARIE von 
(Austria) 
  
 Nata a Zdislavice, Moravia, il13 settembre 1830. Morta  a Vienna il 12 
marzo 1916. 
Di nobile famiglia prima morava  e poi viennese, baronessa, contessa Dubsky, 
cerca sempre nelle sue opere di conciliare le due culture, tenendosi distaccata 
dalla nobiltà asburgica di cui faceva parte. La decadenza della società 
viennese viene abilmente descritta nel libro Le due contesse (1884).  In 
seguito, sotto l’insegnamento delle opere di Gogol e di Turgheniev tratta la 
situazione degli artigiani e dei contadini, come si riscontra nei romanzi 
Lotti l’orologiaio (1881) e  Il figlio della comunità (1887). 
Nell’ambientazione resta legata ai paesaggi della sua terra morava, sempre 
presente nei romanzi  Bozena (1885), Storie del castello e del 
villaggio (1883-1886). 
É una voce equilbrata nei primi fermenti nazionalistici che dovevano portare 
alla disgregazione della compagine asburgica. 
Il suo messaggio è contenuto per lo più negli Aforismi (1880), negli 
scritti autobiografici. Arriva alla letteratura dopo un esordio di drammi di 
scarso valore, tra i  quali si salva Maria di Scozia. 
 Ebner lascia anche parabole, fiabe e poesie per bambini comprese nel volume 
Parabeln, Märche,  Gedichte (1892) 
  
  
  
FILATELIA 
GERMANIA  1980  
(903) 
 
  
  
  
Egner  THORNbjØrn 
(Norvegia) 
  
Nasce il 12 dicembre 1912 a Oslo, e ivi  
muore il 24 dicembre 1990  
 Cantautore, scrittore e illustratore di 
libri per bambini. Lavora presso la radio  norvegese occupandosi di trasmissioni 
rivolte al mondo dell’infanzia. Scrive libri per bambini. 
Nel 1979 ottiene il premio Cappelem 
e altri riconoscimenti.Tra i suoi racconti sono da ricordare:  
Karius e Baktus. Il toporagno 
dell’albero. I vagabondi di Cardampon.  Il commissario Bastiano.  
Muore a Oslo nella notte dio Natale del 1990  per un attacco cardiaco. 
FILATELIA 
 guarda 
l'album 
NORVEGIA 1984 (870/3) 
  
(Germania) 
  
Studia diritto e 
filosofia a Halle e a Heidelberg e termina gli studi a Vienna. Nel 1813 combatte 
i francesi nelle file prussiane, arruolandosi volontario. 
Perso il castello 
(1822) e il patrimonio, si guadagna da  vivere come funzionario prussiano dal 
1816 al 1844, anno in cui andò in pensione.       
Muore  a Neisse il 
26 novembre 1857. 
Cattolico e 
romanticista fu uno dei poeti della restaurazione.
Esordisce in campo 
letterario col romanzo Presentimento e presente (1815). Segue nel 1817 
La statua di marmo,  il racconto Dalla vita di un perdigiorno del 
1826, che risulta essere l’opera più riuscita e  I poeti e i loro compagni 
(1834). Scrive anche commedie tra cui I pretendenti del 1833.
Collabora ad una 
importante raccolta di poesia popolare Il corno magico del fanciullo, 
assieme ad Arnim e Brentano.
Eichendorff fu 
essenzialmente un lirico. Nei suoi Lieder, tra i più belli della 
produzione tedesca, celebra la misteriosa armonia tra sentimento e natura, e ne 
coglie le profonde implicazioni religiose. 
GERMANIA  DDR Anno 
1957  
(151), 
1988 
(fog 91), 1988 (1188)
  
  
ELIN 
PELIN pseud. di Dimitar  Ivanov Stovanov 
(Bulgaria) 
  
 Nacque 
l'8 luglio del.1877 a Bajlovo, nella provincia di Sofia. Fin da piccolo si 
appassiona alla lettura e ancora ragazzo comincia a pubblicare racconti su 
numerose riviste, raggiungendo a soli 20 anni una grande popolarità. Segue il 
percorso comune a molti scrittori del suo tempo, iniziando come maestro 
elementare nei villaggi, dove organizzava centri culturali e collaborava 
attivamente a numerosi giornali e riviste letterarie; lui stesso è fondatore e 
redattore di alcuni, fra cui "Selska razgovorka" (Chiacchierata contadina), "Balgaran" 
(Bulgaraccio); cura inoltre l'edizione di alcuni periodici per bambini "Svetulka" 
(Lucciola), "Pateka" (Sentiero). Completa gli studi durante un soggiorno in 
Francia. Al suo ritorno occupa un posto di bibliotecario presso La Biblioteca 
Nazionale di Sofia e conservatore presso La Casa-Museo di I.Vazov. Nel 1940 
diviene Presidente dell'Unione degli scrittori bulgari. 
Considerato il miglior 
narratore e interprete della vita di campagna, creò una galleria di personaggi 
indimenticabili, che entrarono ben presto a far parte nella coscienza nazionale. 
Attento e affettuoso conoscitore dell'ambiente paesano, seppe ricrearlo 
maestosamente nello spazio breve del racconto, che fu il suo genere prediletto. 
Il maggior pregio delle sue opere è dovuto ad un realismo genuino, non privo di 
note liriche, e al suo stile narrativo inconfondibile fatto di luce e colori. 
Nei suoi personaggi si specchia l'essenza stessa della Bulgaria contadina e lo 
spirito vitale del contadino bulgaro, pronto a sorridere ora bonario ora 
burlesco, anche nei momenti più difficili e tristi. 
Oltre ai numerosi 
racconti, ha pure scritto due romanzi brevi: Geracite e Zemja, in 
cui interpretò i profondi cambiamenti avvenuti nell'amato villaggio. In 
Geracite (Gli Sparvieri), considerato a ragione fra i capolavori 
della letteratura bulgara novecentesca, affronta il tema del contrasto fra 
l'ambiente paesano e la città vista come fonte di minacce e rovina, dando 
un'ampia e suggestiva testimonianza del declino dell'antico mondo patriarcale, 
fondato sull'unità famigliare e l'amore per la terra. 
Importanti le raccolte di 
racconti Confessione (1903),
Andreshko (1904). In Italia 
sono apparsi con i titoli:  Racconti (1984) e Sotto la pergola del 
monastero (1985).   
  
FILATELIA 
BULGARIA  Anno 2005 
 
  
  
  
  
ENDE MICHAEL ANDREAS 
(Germania) 
  
.jpg) Nato nel 1929 in Baviera. .jpg) Figlio 
del pittore surrealista Edgar, trascorre l’infanzia in ambienti artistici e 
letterari e, prima di dedicarsi alla narrativa fantastica, lavora attivamente 
nel mondo dello spettacolo, curando regie per il München Theater, 
scrivendo testi per la radio e la televisione, ed impegnandosi come attore 
teatrale. 
Esordisce come scrittore, 
negli anni Sessanta, con i racconti per ragazzi Jim Knopf und Lukas der 
Lokomotivführer e Jim Knopf und die Wilde 13. 
Nel 1970 si trasferisce in 
Italia, dove - tre anni più tardi - pubblica Momo. Il romanzo, dapprima 
passato quasi inosservato, ottiene il meritato successo solo dopo la 
pubblicazione - nel 1979 - di Die Unendliche Geschichte, che rivela al 
grande pubblico il nome di Ende 
  
Opere: Jim Knopf und 
Lukas der Lokomotivführer (1960) (Le 
avventure di Jim Bottone), Jim Knopf und die Wilde Dreizehn 
(1962), (La 
terribile banda dei "tredici" pirati) (1962), Momo (1973),
Die Unendliche Geschichte (1979) (La 
storia infinita), Das Gauklermärchen (1982) (La 
favola dei saltimbanchi), Der Spiegel im Spiegel (1986) (Lo 
specchio nello specchio), Der satanarchäolügenialkohöllische 
Wunschpunsch (1989) (La 
notte dei desideri), Das Gefägnis der Freiheit (1992) (La 
prigione della libertà), Norbert Nackendick (1978) (Il 
mangiasogni)  
  
FILATELIA  
 guarda 
l'album 
Germania  Anno 2001 
 
  
  
    EROSHENKO VASILY YAKOVLEVICH
     
    (Russia) 
     Nato nel 1889.  
    Morto nel 1952. 
   
  Non vedente e poeta esperantista. Ha vissuto in Giappone e in Cina.  Eroshenko è autore di tredici favole e  un dramma. 
   
    
  FILATELIA 
  UKRAINA  
  Anno 2003,  URSS Anno 1989   
    
  
  
  
  
  
ESOPO 
(Grecia) 
  
 Una 
citazione tratta dalla Vita di Esopo, così ce lo presenta: “Esopo era  il 
più brutto dei suoi contemporanei: aveva la testa a punta, il naso schiacciato, 
il collo cortissimo, le labbra sporgenti, e la pelle scura: da qui il suo nome 
che significa ‘negro’. Panciuto, storto, curvo, sorpassava in bruttezza il 
Tersite di Omero, ma,  cosa ancor peggiore, era lento ad esprimersi e la sua 
parola era confusa e inarticolata”. 
Dopo Omero, è il più antico scrittore greco di cui si abbiano notizie, purtroppo 
così vaghe e frammentarie che le vicende della sua vita si presentano 
contraddittorie al punto  che persino i greci lo considerarono un personaggio 
semileggendario. 
Le notizie più dettagliate su di lui si ricavano da una Vita di Esopo 
scritta nel XIV secolo dal monaco Massimo Planude, che le raccolse e le ricavò 
da vari testi del passato, risalendo a Erodoto e a Plutarco i quali nelle loro 
opere parlano di Esopo, ritenendolo uno schiavo frigio, vissuto nel VI secolo 
a.C. 
 Incerto  è, comunque,  il suo luogo di 
nascita. Lo si vuole genericamente nato in Asia Minore: chi lo vuole nativo 
della Tracia, della Beozia, della Frigia, di Samo, di Sardi o, infine, nato in 
una città dell’Egitto.  Del suo aspetto si sa poco La più nota delle 
raffigurazioni pervenuta sino ai nostri tempi è un artistico e realistico busto 
che si trova a Roma, nella Villa Albani. Nell’immaginario popolaresco viene 
descritto come una specie di gnomo brutto, gobbo, balbuziente,  furbo e uomo di 
buon senso (che richiama subito alla memoria il Bertoldo del Croce). Erodoto 
dice che era uno schiavo, forse di proprietà di un certo Iadmone. La Fontaine 
nel suo primo libro di favole narra diffusamente la vita di Esopo attingendo 
dall’opera del monaco Planude e segue la leggenda che lo vuole schiavo del 
filosofo Xanto. 
Su Esopo esiste una biografia, il Romanzo di Esopo,  scritta 
probabilmente nel IV secolo d.C.  Dei primi anni della sua vita nulla si sa.  
Sembra sia nato verso la cinquantasettesima Olimpiade (duecento anni prima della 
fondazione di Roma). Il suo primo padrone lo manda a lavorare nei campi. 
Balbuziente, dopo essere stato cortese con due sacerdoti di Diana i quali 
pregarono Giove di ricompensarlo, ha la fortuna di parlare normalmente e in più 
la facoltà della saggezza. Accusato da un servo presso il padrone al quale 
riferì che Esopo, acquistato l’uso della favella normale, se ne serviva per 
bestemmiare e per dire  male di lui, viene assegnato affinché ne facesse quello 
che voleva a Zenas. Costui lo vende ad un filosofo presso il quale Esopo rimane 
a lungo. Al nuovo padrone lo schiavo, sfruttando il suo spirito ingegnoso e 
sottile, rende alcuni favori ed è da questi ricompensato con l’affrancamento.
 Esopo 
comincia così a peregrinare attraverso l’Egitto, la Babilonia  e la Lidia. 
Frequenta ed è  bene accolto per la sua saggezza dal re Nectanebo; è ospite 
presso la corte del re Creso e di altre persone potenti  che volevano godere 
delle sue conoscenze, ascoltare le sue favole e e i suoi motti di spirito a 
volte sarcastici e mordaci.  
Dalla biografia si possono ricavare dati approssimativi circa il periodo della 
sua vita. Essendo il suo nome collegato a Creso, ai Sette Sapienti e a Solone, 
lo si può collocare fra il VII e VI secolo a.C.. e sembra sia morto durante la  
54° Olimpiade (564-561 a.C.).  
La sua morte avviene a Delfi. Si racconta che Esopo aveva  con le sue favole disprezzato gli abitanti della città, 
accusandoli di vivere oziosamente e di sfruttare gli stranieri che venivano per 
consultare l’oracolo pitico. In una di esse paragona gli abitanti di Delfo a dei 
bastoni che galleggiano, dicendo che da lontano sembrano qualcosa di importante, 
ma da vicino non son altro che legno. Il paragone gli costa caro. Accusato di 
furto sacrilego, la sottrazione dal tempio di un vaso sacro ad Apollo che 
qualcuno gli aveva messo nella bisaccia, e il ritrovamento dello stesso vaso 
nella sua bisaccia, gli valgono la condanna a morte: doveva essere gettato dalla 
rupe Iampea. Nega il furto, inutilmente. E come testamento morale lascia la 
favola La rana in cui dice chiaramente che qualcuno avrebbe punito la 
loro malvagità.  Gli abitanti di Delfo non se ne curarono e la sentenza viene 
eseguita. Sempre secondo questa leggenda, il dio Apollo ne vendica la morte, 
facendo scoppiare in città una epidemia e altri disastri che sarebbero cessati 
solo dopo sacrifici fatti agli dei per riabilitare il nome di Esopo. Cosa che 
avvenne  e  che servì a diffondere maggiormente la fama del favolista.  
Quante favole abbia scritto non si sa: non certo le oltre cinquecento che gli 
vennero attribuite. Un considerevole numero di esse è presente in un’opera dello 
scrittore, filosofo e bibliotecario Demetrio Falereo, oratore e filologo, 
vissuto in Atene, il quale raccolse nel IV secolo a.C. circa quattrocento 
favole. È naturale che il numero sia cresciuto col passare degli anni in quanto 
al nucleo originale si andarono via via  aggiungendo tutti i racconti che 
potevano avere una analogia formale e sostanziale con  le favole già presenti e 
che potevano servire come materia di esercizio nelle scuola. 
La struttura con cui le favole si presentano è semplice. Si tratta di un breve 
componimento senza fronzoli superflui in cui i protagonisti, per lo più animali, 
incarnano una qualità, positiva o negativa, attinente all’uomo. Il racconto si 
conclude invariabilmente con una massima morale il cui scopo è l’insegnamento. 
I favolisti che seguirono attinsero a piene mani dall’opera di Esopo, da Babrio 
a Fedro, dagli autori medievali a quelli del Cinquecento fra cui Agnolo 
Firenzuola, autore nel 1540 di La prima veste dei discorsi degli animali  
a La Fontaine.  Ai tempi nostri si ricorda la raccolta di favole in romanesco, 
scritte da Trilussa, attento e pungente commentatore del vivere sociale.. 
  
 
FIABE 
  
L’avaro e l’oro 
 Un avaro convertì tutte le sue sostanze in un’unica verga d’oro che seppellì in 
un posto segreto. Ogni giorno andava a visitare la ‘tomba’ per assicurarsi che 
nessuno l’avesse scoperta. Un operaio vedendolo andare ogni giorno nello stesso 
posto, si insospettì. Lo segui e nottetempo rubò la verga. L’avaro, vedendo un 
buco vuoto, cominciò a disperarsi ma un passante, appreso il fatto, gli disse, : 
“A te quell’oro non è mai servito quando lo avevi e, quindi, era come se tu non 
lo possedessi. Sotterra nella buca un sasso e faì conto che sia la tua verga. Ti 
farà lo stesso servizio.” 
La cicala e la formica  
Una cicala cantò per tutta l’estate, disprezzando la piccola formica che 
faticosamente portava nella sua tana le provviste  per l’inverno.  Quando giunse 
l’inverno e tutto il terreno fu ricoperto dalla neve, la cicala tremante e 
affamata andò a bussare alla porta della formica, chiedendole un po’ di cibo.  
“Amica mia “ rispose quella. “ “Io ho faticato per tutta l’estate, mentre tu ti 
sei divertita a cantare. Ebbene, ora balla!”. E le chiuse l’uscio in faccia. 
Il cieco e il paralitico 
Il cieco e il topolino 
L’eremita e l’orso  
  
I 
gatti litigiosi 
  
Giove e Mercurio  
Creato l’uomo e la donna, Giove disse a Mercurio di accompagnarli sulla terra e 
di spiegar loro come procacciarsi di che vivere lavorando il suolo. Ma Gea (dea 
della Terra) non era di questo avviso. Dietro le minacce di Mercurio, dovette 
cedere e ubbidì all’ordine di Giove, ma disse: “Lavorino pure la terra, ma me la 
pagheranno con sospiri e lacrime.” 
Il leone e il topo   
Un leone aveva catturato un topo che lo aveva svegliato dal sonno. Era indeciso 
se mangiarlo o risparmiarlo. Alla fine, di fronte a quel misero boccone, lo 
lasciò libero. “Non te ne pentirai!” lo ringraziò il topo. Qualche tempo dopo il 
leone rimase catturato da una rete tesa dai cacciatori. Pur dimenandosi e usando 
le unghie non riuscì a liberarsi. Il topo accorse in suo aiuto e, rodendo le 
corde, gli restituì la libertà.  
Il 
leone e la gazzella 
Il mugnaio, il figlio e l’asino  
Un mugnaio, legate le gambe di un asinello che voleva vendere, se l’era messo in 
spalla e in compagnia del figlio andava al mercato. La gente che lo vide disse 
“Ma chi è la bestia? Quella che sta sotto o sopra?” Allora il mugnaio slegò le 
gambe all’asino e gli mise in groppa il figlio. E la gente:”Ma guarda tu! Il 
padre vecchio va a piedi e il figlio se ne sta comodamente sull’asino.”  Allora 
il mugnaio salì sull’asino e lasciò il figlio a piedi. “Poverino – diceva la 
gente – lui a cavallo e il figlio arranca a piedi!”  Il mugnaio scese e col 
figlio si misero dietro l’asino. Ma le critiche continuarono. Nessuno era 
contento. Il mugnaio concluse: “Da questo momento dite quel che volete, ma io 
farò di testa mia!” 
Prometeo e gli uomini  
Obbedendo a un ordine di Giove, Prometeo plasmò gli uomini e gli animali. 
Vedendo, però, che gli animali erano più numerosi, disse a Prometeo di 
trasformarne una buona parte in uomini. Prometeo eseguì l’ordine.  Ecco perché 
molti uomini hanno un corpo da uomo ma un’anima da bestia.  
L’orso 
e il viaggiatori    Due viaggiatori 
si imbatterono in un orso. Il più svelto dei due salì su un albero, l’altro si 
gettò a terra e si finse morto. Sapeva che gli orsi non si cibano di cadaveri. 
L’orso, infatti, gli si avvicinò, gli annusò la testa poi se ne andò. Quando 
l’altro viaggiatore scese  dall’albero, gli chiese: “Che cosa ti ha sussurrato 
l’orso nell’orecchio?”  “Di non viaggiare mai con un compagno che nel pericolo 
ti abbandona e fugge.”
 
I topi, il gatto e il campanello  
Un gruppo di topi, braccati da un grosso gatto che li attaccava sempre di 
sorpresa, decisero di difendersi appendendogli un campanellino al collo, così lo 
avrebbero sentito in tempo per poter fuggire. “Buona idea! – disse uno di loro. 
– Ma chi andrà ad appendergli la campanella al collo?” 
Il topo di campagna e il topo di città  
Un topo di città aveva invitato un topo di campagna ad un pranzo nel suo 
appartamento. Davanti alla tavola imbandita i due cenavano allegramente, quando 
un rumore strano li spaventò. Il topo di città fuggì, seguito dall’amico. Prima 
di accomiatarsi, il topo di campagna disse: “Domani venite  da me. Non ci 
saranno tavole imbandite o tappeti d’Oriente, ma almeno non ci sarà nulla che ci 
spaventerà.” 
I tre 
porcellini e il lupo   La favola ha 
origini letterarie antiche. La narrò Esopo, la ritroviamo nel medioevo e figura 
nei Nursery Tales (1868) di H.Callaway. Le versioni sono molte, ma 
riconducibili ad unico tema. Ci sono tre porcellini, un lupo e tre casette. 
Quando tenta di entrare nella prima, fallisce. Così nella seconda. Quando poi 
tenta di entrare nella terza attraverso il camino, finisce in un pentolone di 
acqua bollente.  In certe versioni solo un porcellino si salva; in altre si 
salvano tutti e tre.  
La volpe e il corvo   
Un corvo, trovato un bel pezzo di formaggio, non si decideva a mangiarlo  e lo 
teneva stretto nel becco. Una volpe, passando sotto l’albero lo vide e cominciò 
a blandirlo, ad adularlo e a esaltarne la bellezza. Alla fine gli chiese se 
effettivamente la sua voce fosse così melodiosa come dicevano gli altri uccelli. 
Il corvo vanitoso volle fargliela ascoltare e aprì il becco. Il formaggio cadde 
e la volpe, cogliendolo al volo, fuggì. 
La 
volpe e la capra  Una capra dalle 
lunghe corna se ne andava in compagnia di una volpe. Faceva caldo, avevano sete 
e decisero di calarsi in un pozzo. Saziata la sete, si apprestarono a uscire, ma 
l’orlo era molto in alto.  “Appoggiati alla parete- disse la volpe – e tieni ben 
alte le corna. Salirò su di te e una volta uscita, ti aiuterò a venir fuori. “ 
La capra ubbidì, ma la volpe , una volta uscita, disse. “Ho da farei. Se tu 
avessi tanta intelligenza quanto è lunga la tua barba, non saresti scesa in un 
pozzo. Arrangiati!”. E si allontanò.
 
La volpe e la cicogna  
 (vedi La Fontaine) 
La volpe e il leone  
Una volpe non aveva mai visto leoni e un giorno, incontrandone uno, ne ebbe un 
tale spavento che quasi morì. La seconda volta ebbe meno paura, anche se si 
allontanò velocemente. La terza volta trovò il coraggio di avvicinarlo e di 
conversare con lui. Morale: l’abitudine rende tollerabili anche le cose 
spaventose.  
L’asino nella pelle di leone  
Un asino aveva indosssato una pelle di leone e tutti, credendolo tale, ne 
avevano timore. Ma bastò che un orecchio d’asino spuntasse fuori dalla pelle per 
svergognarlo. Fu punito a suon di randellate.  
  
  La lepre e la tartaruga   
Una tartaruga sfidò una lepre in una gara di 
corsa. Avrebbe vinto chi avesse per primo raggiunto la vetta di un colle.   La 
lepre, confidando nella sua velocità, se la prese comoda. Si fermò a mangiare, a 
conversare con le amiche e si fece un bel pisolino, mentre la tartaruga 
arrancava lentamente. Svegliatasi dal sonno la lepre si accorse che la tartaruga 
era ormai vicina all’arrivo e partì di corsa. Ma troppo tardi. La tartaruga 
vinse.   
FILATELIA  
 guarda 
l'album 
ALBANIA 1975 
(1637/8),  
BURUNDI 1977 (737/40), 
 GRECIA 1987 (1621/8),  
MALDIVE 1990 (1293/1300-BF 174/5),  
MARSHALL ISOLE 2001 (1392), 
SAINT VINCENT 1992 (1452+BF 156); 
1992 (1931/9+BF 251/2), 
 SAN MARINO 1982 
(1088),  
SIERRA LEONE 1985 (692),  
SOMALIA 2000 (3 valori in 
foglietto),  SPAGNA 1959 
(934),  
UNGHERIA 1979 (2701), 
1987 (3142/3),  ZAMBIA 1990 (528). 
  
  
  
HOME | A | B |
C | D | E | F |
G | H |
IJK | L |
M | NO |
P-Q | R |
S | T-U |
V | W-Z |   |