di Marino Cassini                                        

(Genere: umorismo)

 

A Domenico Volpi per la sua vena umoristica e caustica.

 

 

INTRODUZIONE

 

 

La favola raccontata sotto forma poetica ha illustri predecessori a partire da Fedro, passando per La Fontaine, sino a giungere a Trilussa. Anche la satira in rima ebbe i suoi seguaci, molti dei quali illustri, come Lucilio, Giovenale, il Pasquino della Roma dei Papi, l’Aretino, il Belli, il Porta,  Pascarella.

La letteratura di questi ultimi decenni, tranne qualche cultore che ha unito la parola all’immagine (Forattini e altri) ha accantonato la satira in rima, privilegiandole e sostituendola con una forma più semplice e di immediata presa sul pubblico: la barzelletta, il  motto di spirito, la battuta salace e mordace che hanno lo scopo di stupire l’ascoltatore per la trovata finale. La barzelletta è qualcosa di breve, di immediato. La  barzelletta è un piatto che deve contenere un solo menu; i contorni non sono graditi perché tenderebbero confonderne il sapore.

La barzelletta, come componimento volutamente popolare,  fu una delle forme preferite dalla poesia musicale della seconda metà del XV secolo e fu coltivata da poeti quali il Poliziano, Lorenzo de’ Medici, il Pulci. A Firenze, in occasione di feste o del carnevale si componevano ballate in forma di barzelletta con lo scopo di divertire il pubblico. Ma col trascorrere del tempo si è perso il gusto ritmico, la rima che accompagnava il racconto con una cadenza gradevole è stata abbandonata e la barzelletta si è tramutata in un  breve raccontino in prosa.

Comunque, scrivere oggi barzellette in rima non è una novità. C’è più fatica mentale nel costruirle perché richiedono un lavoro di tornitura del verso, di limatura poetica, una conoscenza della metrica. Certo la prosa è qualcosa di più immediato, di più semplice e alla portata di tutti.

Ma le barzellette raccontate in versi non risulterebbero forse più piacevoli per la ‘musicalità’ della rima che ne accompagna lo svolgimento, a guisa di ‘leit motiv’, una specie di  sottofondo ‘musicale’ rimato?  Che ne pensate?

Io, comunque, ci provo a raccontarvene alcune in questa raccolta di ‘barzerime’ (che comprendono anche quelle già pubblicate nel sito www:associazioneligure letteraturagiovanile.it  

L’Autore

 

 

ECOLOGIA E NECESSITA’

 

Di Pollicino il padre sconsolato

guardava  amareggiato la foresta

e gli alberi che il fuoco avea bruciato.

Piangeva, urlava e si battea la testa.

"Che fai? - gli chiese un tal. - Sei forse matto?"

"Ce l'ho con chi ha bruciato tutto questo!

con chi ha commesso  un così gran misfatto."

"Ricrescerà vedrai e molto presto."

"Ma intanto, - disse il padre a muso storto -

per perder Pollicin, dove lo porto?"

                                                                                                   © M. Cassini, 2005

  

 

ZUCCA PELATA (o quasi)

 

Un calvo fortunato

aveva tre capelli

cui era affezionato.

Sembravan tre gioielli.

Un dì dal suo cocchiere

si fece accompagnare

da un grande parrucchiere.

per farli pettinare.

"Li tiri tutti indietro.

E usi ogni attenzione.

Li tratti come vetro;

questa è la sua funzione."

Il figaro indeciso

indietro li tirò,

ma, ahimè, all'improvviso

uno dei tre strappò.

"E adesso?" - chiese al calvo -

Che cosa debbo fare?"

"Tra i due che sono in salvo

la riga  ha da tirare."

                Ma mentre il conciateste

usava un pettinino,

un crampo guastafeste

tremar gli fe' un ditino:

E un altro ne strappò.

Confuso ed avvilito,

il calvo apostrofò.

"E adesso ch'è sparito,

con l'ultimo che fo'?"

"Niente - rispose il calvo.

- Ma sono assai seccato.

Con uno solo salvo,

uscirò spettinato."

                                   © 2005  M. Cassini

 

 

ELEZIONI IN LIGURIA

 

Nell'aula elettorale di Sanremo

la scheda ritirò un elettore.

Non molto esperto e anche un poco scemo,

rimase incerto e poi chiese: "Dottore,

mi  spiega che ho da fare per favore?"

"Semplicemente entrar nella cabina,

segnar con la matita la schedina.

La scheda in quattro va poi ripiegata

e dentro l'urna in seguito infilata."

L'elettore alquanto frastornato

nella cabina entrò preoccupato.

Passò un minuto, cinque, un quarto d'ora

e non si decideva a venir fora,

"Ehi, lei: che fa lì dentro? Cosa aspetta?

Non è mia colpa e non mi metta fretta.

In quattro va la scheda ripiegata.

Lo disse lei, spiegandomene l'uso.

La parte mia io l'ho già completata.

Aspetto gli altri tre e poi ho concluso."

                                                                                                      © M. Cassini, 2005

 

   

PRODIGI DELL'IMITAZIONE

Tre cacciatori assisi sotto un noce

parlavan di pennuti e di richiami

e dell'arte di modellar la voce

per attirar uccelli a piene mani.

"Io, - disse l'un dei tre - conosco un tale:

imita i cardellini con talento.

Arrivan tutti in volo, a frotte, a sciami

e un mucchio te ne vedi in un momento

intento a cinguettar tra foglie e rami."

"E' poca cosa  - disse un suo compare -

conosco un tizio che del gallo il canto

a perfezion riesce ad imitare.

Anche se il sole è ormai all'occidente,

se fa chicchiricchì, come d'incanto,

lo vedi rispuntare ad oriente.

© M. Cassini 2005

 

  

TERRA DI PRODIGI

  

Guardando incuriosito sopra un arco

il famoso leone di San Marco,

chiese ad un venezian un dì un tedesco:

"Ho fantasia, eppure non riesco

a immaginar ( perché non son reali)

dove nascono i leoni con le ali."

"Ma proprio lei non sa!- disse compito

il venezian, rimasto sbalordito.

- Mirabili creature son coteste.

Nacquero, ovviamente, in quel bel sito

dove nascono le aquile a due teste."

© 2005  M. Cassini

 

 

CHI BEN COMINCIA

Un condannato a morte una mattina

salì sul palco della ghigliottina.

Attorno si guardò e poi con noia,

scuotendo il capo si rivolse al boia.

"Che giorno è oggi, mi sapresti dire?"

"E' lunedì e tu devi morire."

Udendo i tocchi a morte di campana,

il condannato disse mestamente:

"Comincia molto mal la settimana."

E il capo al boia porse dolcemente.

©  2005 M. Cassini

 

 

VISITA

Venuto in città un contadino

per visitare il figlio carcerato

chiese informazioni a un netturbino

che stava ramazzando sul sagrato.

"Per andare in prigion, come ho da fare?"

E quello, dopo averlo ben squadrato,

"E' semplice  - rispose. - Deve entrare

in quel negozio. E dopo aver rubato

uscir di corsa e mettersi a scappare.

Arriverà in prigione di filato

a bordo d'un veloce cellulare

da una guardia o due, ammanettato."

© 2005  M. Cassini

 

 

UNA SPIACEVOLE PASSEGGIATA

Costeggiando tranquillo l'alto muro

del nuovo manicomio del Lingotto,

fu attratto da un vocion dal tono duro

che urlava a squarciagola "Otto! Otto!"

Attratto dal vociar, balzò sul muro

per vedere chi faceva quel casotto.

Due mani l'afferrar e cadde sotto,

finendo tra le ortiche. "Oh grazie, Giove,

- disse un matto che stava al pie' del muro

- prima eran otto e adesso sono nove."

E, contemplate un poco le sue prede,

ricominciò a gridare: - Dieci, dieci!"

pensando "Occorre sempre avere fede".

© 2005  M. Cassini

 

 

UN CUSTODE... LETTERATO

 

Il custode d'un palazzo signorile

non molto sveglio e dal cervel balzano

si rivolse con tono assai gentile

e salutò il signor del quarto piano.

"Buongiorno, signor Rossi,  è più d'un mese

che dal palazzo non è più uscito."

A lui rispose il Rossi assai cortese:

- Scrivevo un libro ed ora l'ho finito.

Per questo son rimasto in casa chiuso."

Il custode lo guardò assai deluso.-

"Perché perdere tempo ed energia

se ne trova a migliaia in libreria."

            © 2005  M. Cassini

 

 

TIMORI DI PAST0RELLO

 

Le pecore guardava un pastorello

quand'arrivò un pittor coi suoi colori,

il cavalletto e in mano un gran pennello.

"Son proprio belle ed io non ho timori

di pitturarle tutte in blu pastello."

"Non t'azzardar - rispose il pastorello -

se blu le fai sarebbe un bel macello.

Chi compèrerà la lana tinta in blu

se bianca nasce e poi non cambia più?"

© 2005  M. Cassini

 

 

NUTRIRE IL CORPO E LA MENTE

 

Dopo una delicata operazione

all'ammalato fu portato il pranzo.

Costui si riteneva un gran mangione

e s'aspettava un bisteccon di manzo.

Ma l'infermiera gli portò un grissino

accompagnato da un bicchiere d'acqua.

Sgranocchia il suo grissin il poverino;

con l'acqua del bicchier la bocca sciacqua.

Rivolto all'infermiera: "Sia cortese,

mi porti per favore un francobollo."

"Perché un francobollo?" quella chiese.

"Sa, dopo un lauto pranzo, assai satollo,

mi piace leggiucchiar un pochettino.

Quindi non mi riman per compensare

il pasto consistente in un grissino:

leggere un francobollo. Non le pare?"

© 2005  M. Cassini

 

  

DAL DENTISTA

 

Impaurito sotto i ferri del dentista

aspettava con timore la sentenza.

E già la si leggeva a prima vista

su chi dei denti aveva competenza.

"Qui nel molare c'è una gran caverna."

 fu l'amaro responso del dottore.

"Qui nel molare c'è una gran caverna."

"Perché me lo ripete? Non ha cuore!"

"Ma io non le ripeto proprio niente:

è l'eco di caverna del suo dente."

 © 2005  M. Cassini

 

 

COLLOQUIO ALL'ANAGRAFE

 

Un tal si presentò allo sportello

dell'Ufficio Comunal di Montebello.

"La carta mia d'identità

è scaduta giorni fa.

Debbo farne un'altra nuova."

"Ha portato qui la vecchia?"

" Come no? Eccola la!

- e, grattandosi un'orecchia,

disse: - Nonna, vieni qua."

©  2005   M. Cassini

 

 

BALLE DI PESCATORI

Mentre stavan le reti a rammendare

nel paesino ligure di Celle

dei pescatori in vena di ciarlare

parlavan d'esche, pesci e prede belle.

"Io pesco pesci grossi solamente"

diceva un di lor esperto assai

ma un po' sbruffone e alquanto strafottente.

"Peschi balene ?" chiese un tal ghignando.

"No," serio gli rispose di rimando.

"Quand'esco in barca per la pesca

le balene le uso come esca."

©    2005  M. Cassini

 

 

CONSIGLI DI UN AMICO

 

"Buongiorno, Carlo, ti trovo un po' ammosciato."

"Non dirmi! Sto covando l'influenza

e dal dottor mi reco di filato

non posso del vaccin restare senza."

"Non farlo, Carlo mio, te lo sconsiglio;

lo fece giorni fa il mio fornaio

ed ora in casa sua c'è gran scompiglio.

E' morto all'improvviso, Dio, che guaio"!

"Che dici? Il vaccin non è letale."

"Questo lo pensi tu e pensi male.

Uscito dallo studio del dottore

finì sotto le ruote d'un trattore

che lo mandò diritto al creatore."

© 2005  M. Cassini

 

 

LEZIONE DI CAVALLERIA

 

Con gli occhi pesti ed un bel bozzo in testa

a casa ritornò con aria mesta.

"Che t'è successo?"  chiese il genitore,

guardando gli occhi neri con stupore.

"Papà, tu sempre m'hai insegnato

ad essere cortese e assai educato,

ad affrontare sempre ogni questione

lasciando all'avversario l'occasione

di sceglier l'armi pria della tenzone."

"Regola giusta di cavalleria

e omaggio gentil di cortesia."

"Dopo la discussione è quel che ho fatto."

"E lui che scelse?"  "Beh, mi fe' l'onore

di scegliere il suo fratel maggiore."

© 2005  M. Cassini

 

 

UN BIMBO PRECOCE

Un fanciullin  seduto in mezzo al prato

stava fumando un sigaro toscano.

Una bottiglia di gin teneva a lato

e spesso l'afferrava con la mano

per tracannarne un sorso con piacere.

Una vecchia signora che passava

vedendolo fumar e poscia bere,

sbigottita, così l'apostrofava:

"Che stai facendo? Hai marinato scuola?"

E il fanciullin con faccia da impunito:

"Signora, no.  Le dò la mia parola.

A scuola io non sono ancor gradito.

Ho sol quattr'anni e non ci posso andare."

Poi riempito un bel bicchier di gin.

Lo tracannò dicendo: "A lei, cin cin!"

E quindi, con la faccia assai beata

col sigaro si fece una tirata.

©  2005  M. Cassini

 

 

IL TRENO E IL TRENINO

Un pastorello alquanto infuriato

pensando alle sue pecore ammazzate

travolte da un treno accelerato

che in un vallon le avea scaraventate,

si dirigeva verso la stazione

deciso a denunciar la situazione.

Mentre passava accanto a una vetrina

un oggetto attirò la sua attenzione.

Era un trenino di foggia assai bellina

con la locomotiva e un sol vagone.

Entrò con rabbia e preso quel trenino

lo gettò furiosamente contro il muro.

Il venditor gridò: "Di', sei cretino?

L'hai rotto!" lo sgridò a muso duro.

"Nove pecore suo padre m'ha ammazzato!

Se quello cresce, quant'altro mal farà?

- rispose il pastorel non più adirato. -

E' meglio che sia rotto e resti qua."

©  2005  M. Cassini

 

 

IL TAXISTA... INTELLIGENTE

 

Lasciata l'osteria

un taxista avvinazzato

rovistava per la via

tra le pietre del selciato.

Buia era la contrada

ma la luce d'un lampione

quella zona illuminava.

Un agente incuriosito

si fermò per controllare.

"Ha perduto qualche cosa?

Una man le posso dare?"

"Sì, le chiavi del taxi

non riesco più a trovare."

"E le ha perse proprio qui?"

"No, mi son cadute là."

E indicò un posto scuro

tutto buio accanto al muro.

"E perché le cerca qua?"

"Là un lampione non ci sta."

©  2005  M. Cassini

 

 

LEZIONE DI CHIMICA

"Cos'hai imparato a scuola stamattina?"

chiese la madre al figlio con premura.

"A fare della nitroglicerina.

Sai, serve a demolire case e mura.

L'ho provata: funziona ottimamente."

"Bene. E domani a scuola che farete?"

"Direi che non faremo proprio niente.

Della scuola è rimasta una parete."

©  2005  M. Cassini

 

 

PUNTI DI VISTA

 

Un ragazzotto guardava affascinato

due tipi che si stavan scazzottando.

Se la godeva un mondo ed estasiato

la rissa accompagnava fischiettando.

D'un tratto corse via a spron battuto

finché non si imbatté in un agente.

"Presto! Venga! Mi occorre il suo aiuto.

E se non basta lei, chiamiamo gente."

"Perché, che c'è? Che sta accadendo?"

"Due uomini si stan pestando a sangue,

E' più d'un ora che si stan battendo

e l'un dei due è a terra dove langue."

"E dopo un'ora tu mi cerchi adesso!"

"Mio padre, l'un dei due stava vincendo,

ma ora, ahimè, le sta proprio prendendo."

©  2005  M. Cassini

 

 

PROMESSA DI PISTOLERO

Il pistolero Bill con la cavalla

raggiunse Apachetown un bel mattino

e, chiusa Cunegonda in una stalla,

entrò in un saloon per lo spuntino.

Ma mentre dei fagioli Bill mangiava,

qualcuno Cunegonda gli rubava.

"Rivoglio la cavalla immantinenti"

gridò, ponendo mano alla pistola,

"compresa la sua sella e i finimenti.

Badate sono un uomo di parola,

pronto a rifare il gesto di mio padre."

Un tal gli domandò: "Se tu lo credi,

che fece il genitor di tanto grave?"

"Se ne tornò al ranch, da solo e a piedi."

©  2005  M. Cassini

 

 

FUNERALE A VENEZIA

"Di mia moglie il funerale

debbo fare immantinente"

disse un tizio all'ospedale,

rivolgendosi a un agente.

"Vorrei spendere pochino

perché son nullatenente

e ho i baiocchi al lumicino."

"Vede, sior, " disse l'agente

"Non è certo cosa rara

far portare in gondoletta

sol la salma nella bara."

"E i parenti?" "Questo è noto.

Quelli seguon tutti a nuoto."

                                                                                 ©  2005  M. Cassini

 

 

CAMBIO DI CONTORNO

 

Davanti al commissario,

alquanto sconsolata,

sedeva una signora

assai preoccupata.

"Bene, ripeta ancora

com'è accaduto il fatto."

"Stavo cuocendo al forno

un pollo tartufato

mi ci volea un contorno

cui non avea pensato.

Chiesi a mio marito

d'andar dai contadini

ed acquistar spedito

un chilo di lupini.

Un giorno è già passato

ma lui non è tornato,

per cui non so che fare."

"Perché non può provare -

le disse il commissario,

che altro avea da fare -

di cucinar  zucchini

al posto dei lupini?"

                                       ©  2005  M. Cassini

 

 

RECLUTE DI MARINA

 

Un capitano arcigno e assai tiranno

ai soldati gli ordini impartiva,

sbraitando dall'alto del suo scanno:

"Se io a voi dò una direttiva

dovete ubbidire immantinente.

Nessuna discussion, nessun fetente

osi disubbidir se di quassù

ordino: 'Tutti in mare a testa in giù!"

Un soldato di corsa uscì dai ranghi.

"Dove credi d'andar: torna al tuo posto,

se non vuoi in prigion finire tosto!"

"Mi scusi, ma se in mar devo cascare,

bisognerà che impari anche a nuotare."

©  2005  M. Cassini

 

 

DAL PARRUCCHIERE

"Amico mio, sono ossessionata "

diceva una signora al parrucchiere

"Guardi che forfora, sembra una colata

di cenere che scende da un cratere."

"Si rassicuri e fughi ogni paura,

provi con la cura arcobaleno -

le disse il coiffeur con premura -

e tutto sparirà in un baleno.

Al lunedì usar la fiala gialla

al martedì la rossa che non falla.

Mercoledì la blu, usando un guanto

e giovedì la fiala d'amaranto.

La verde il venerdì usi di sera

e sabato si spalmi quella nera.

Domenica riposo. E lunedì riprende

con la gialla, la rossa e così via

e da me torni per l'Epifania."

Il sei gennaio riecco la cliente.

"La forfora è sparita? S'è eclissata?"

"Per nulla al mondo è sempre li presente.

Prima era bianca e adesso è colorata."

©  2005  M. Cassini

 

 

VIAGGIO VERSO IL NUOVO MONDO

 

"L''America dov'è?

E' qui vicino?"

chiese ansioso alla mamma

il suo bambino.

"E' al di là del mare.

e assai lontana

Non ti fermar, Pierino

e nuota a rana."

                                             ©  2005  M. Cassini

 

 

PENITENZE

 

Due amici sul sagrato,

poiché avean rubato,

commentavan il risultato

 della loro confession.

"Hai tu pure dichiarato

il delitto che hai commesso?"

"Certo, sì. Io ho ammesso

sia il furto che il reato.

E son stato condannato

ad una assai pesante pena:

imbottire i calzerotti

con manciate di borlotti

Poi andare al Santuario

e lì, dire il rosario."

"Dei fagioli pure a te!

Proprio quel che ha detto a me.

Sarà dura in fede mia!

Ma ci faremo compagnia."

Quel mattino sul sentiero

con aspetto un po' contrito

ma con passo assai leggero

l'un dei due correa spedito

mentre l'altro zoppicava

e alla bocca avea la bava.

" Ma non senti tu il dolore

che ti fanno quel borlotti

che ci ha imposto il confessore?"

"No, perchè li ho messi cotti."

©  2005  M. Cassini

 

 

NELL'UFFICIO POSTALE

Un tizio dall'aspetto un po' bislacco

nell'Ufficio Postal del suo paesetto

si presentò reggendo un grosso pacco

che teneva con le braccia stretto al petto.

"Desidera  spedirlo a porto franco

o preferisce il porto assegnato?"

"In quei porti non ho nessun amico.

Lo spedisco a mio zio nel Portorico."

©  2005  M. Cassini

 

 

STRANA RICHIESTA

"Desidera, signor?" chiese il commesso

ad un cliente strano e un po' malmesso.

"Avete la bandiera italiana

di color giallo e di tessuto in lana?"

"Ce l'ho di color bianco, verde e rosso"

rispose il commesso un poco scosso.

"Me la dia bianca. Sarà mia premura

di colorarla in giallo e con gran cura."

©  2005  M. Cassini

 

 

UN MENDICANTE RAFFINATO

 

Un mendicante tutto sbrindellato

chiede la carità in un caseggiato.

"Signora, ho fame. Un euro mi darebbe?

Vorrei comprarmi un po' di cioccolato

e di gustare un sorso di giulebbe."

"Ma non sarebbe meglio un bel panino

oppure un nutriente tramezzino?"

"Vede, signora mia, lei ha ragione

ma oggi è per me lieta occasione

che si presenta sol una volta all'anno

nel giorno lieto del  mio compleanno."

©  2005  M. Cassini

 

 

  ALLARME AEREO

In un paese in guerra

suona l'allarme aereo

 e nei bunker sottoterra

tutti cercan d'andar.

Ma un vecchio torna indietro

con volto alquanto scuro.

"Sei matto! Dove vai?

"Scordato ho la dentiera

in fondo a una teiera."

"Tra poco qui son guai -

disse un tal dal volto scuro. -

Che credi che stasera

butteran del pane duro?"

©  2005  M. Cassini

 

 

CONSIGLI

Che cos'hai" - chiese il marito

alla moglie impallidita.

"Ho il naso ostruito

e mi sento un po' stranita.

Se respiro con la bocca

io mi sento soffocare."

"Cara e bella la mia cocca,

prova un po' a non respirare."

©  2005  M. Cassini

 

                                                                                                                                                                

 

GUAI NEL POLLAIO

 

Un contadino aveva un grosso guaio

a causa di tre donnole rapaci

che visitavan spesso il suo pollaio

con blitz veloci, accorti ed efficaci.

Recandosi un bel dì alla stazione,

con l'intento di prendere un diretto,

quasi giunto a metà dello stradone,

si soffermò davanti a un negozietto

che precisava sopra gran cartello:

VENDIAM DI TUTTO. ENTRATE,  CHIEDETE

E SIATE CERTI CHE IL PRODOTTO AVRETE.

Il contadin, suonato il campanello,

spinse la porta e chiese all'esercente

che stava lavorando col martello:

"Avete una trappola potente?"

"Ma certo: dica solo la misura

e di servirla sarà nostra cura"

"Mi dia la più grande e faccia presto -

gli disse il contadino con affanno -

se no non prendo il treno ed io qui resto."

"Mi spiace, ma per lei sarà un bel danno -

perché di sì potenti  non ne fanno."

©  2005  M. Cassini

 

 

LA PARTITA DI CALCIO

 

Un gruppo di diavoli annoiati

volendo divertirsi un pochettino

con modi alteri e assai maleducati

bloccarono in un bar un Cherubino.

"Noi dell'Inferno vi sfidiamo al calcio

in campo neutro, presso il Purgatorio."

"Per far quel match non v'è nessun intralcio,"

rispose il Cherubino perentorio.

"Ma perderete, questo è assodato.

In Paradiso abbiamo calciatori

che l'arte del pallon ci hanno insegnato

e certo che per voi saran dolori."

Ghignarono due diavoli cornuti.

"Potrete avere su campion potenti.

Quaggiù abbiam gli arbitri venduti

che in campo certo son tra i  più fetenti."

©  2005  M. Cassini

 

 

CONSIGLI MEDICI

"Signora mia, ha il cuore indebolito:

lei deve evitar di far le scale.

Un tale sforzo è per lei proibito.

Potrebbe alla lunga esser fatale."

Tre mesi dopo riecco la vecchietta

presentarsi pimpante e molto ardita.

"La cura che le diedi adesso smetta

- le disse il professor. - Lei è guarita"

"Allora posso risalir le scale

per curare i colombi in piccionaia?

Sa, troppo in alto stava quel locale

ed ogni giorno mi metteva male

risalir per il tubo di grondaia."

©  2005  M. Cassini

 

 

SUI CAMPI DA CORSA

 

"Sono stufa di venire all'ippodromo

e di veder fantini cavalcar destrieri.

Domani voglio andare al cinodromo

per ammirar le corse dei levrieri."

"Perché hai cambiato gusto all'improvviso?"

le chiese suo marito scuro in viso.

"Perché voglio scoprir se son dei nani

i fantini che cavalcano quei cani".

©  2005  M. Cassini

 

 

SENSIBILITA'

Un cagnetto in poltrona

con a fianco la padrona

assisteva affascinato

quasi trattenendo il fiato

ad un film molto struggente

che un regista assai quotato

tratto aveva di recente

da un best-seller rinomato.

Alle scene più toccanti

molte lacrime versava

e con pianti laceranti

fortemente singhiozzava.

Alla gente stupefatta

che chiedeva la ragione

di quel suo comportamento

la padrona sconcertata

non trovava alcun commento.

"Non so dir che gli è accaduto!

Tanto più che, letto il libro,

esclamò: 'Non m’è piaciuto?.

©  2005  M. Cassini

 

 

CREAZIONE

 

Il buon Dio preoccupato

di finir la creazione

ad un Angelo fidato

avea dato la mansione

di curare gli animali

che via via stava facendo.

Ma una sogliola vedendo

tutta piatta e livellata,

l'angioletto redarguì:

"Tu dovevi sol lavarla.

Non ti dissi di stirarla."

©  2005  M. Cassini

 

 

LA SCELTA

 

Un naufrago stremato

su una zattera disteso

attendeva disperato

il soccorso a lungo atteso,

quando vide assai vicino

pedalar sul mar nebbioso

un ometto su un pattino.

"Forza, Genova è vicina!"

disse l'uom che s'era sporto

salga su e in una ventina

di minuti siamo in porto."

"Grazie no, non si dia pena.

Preferisco andare avanti:

perché sto a Sampierdarena."

 

UN GUSTOSO TRAMEZZINO

 

Un cow-boy di wisky pieno

nonostante fosse brillo

sparacchiava al tiro a segno

e centrava ogni birillo.

Il padron del baraccone

gli allungò una tartaruga.

"Ecco il premio del campione!

E le do un po' di lattuga

perché faccia colazione."

Il cow-boy col suo trofeo,

traballando a destra e a manca,

s'avviò come un babbeo

e si sedette su una panca.

Dopo un'ora torna al banco

e riprende a sparacchiare

con la colt che aveva al fianco.

E mai  cessa di centrare

il bersaglio tinto in bianco.

"Bravo! Bene! Lei ha vinto

una bambola di pezza."

"Grazie, no - dice convinto,

pur tra i fumi dell'ebbrezza.

- voglio un altro tramezzino.

Quel di prima era divino."

   

 

TIRCHIERIA

 

Da tempo naufragati

in un'isola sperduta

due tizi assai svitati

attendevan la venuta

d'un veliero salvator.

Già da tempo avean spedito

un messaggio in una bottiglia.

L' SOS era partito

ma non si vedea una chiglia,

né una vela,  né un vapor.

"Guarda là! Che cosa è quella?"

"La bottiglia: è ritornata!"

"Perché mai? Oh, questa è bella!

Quindi non è mai arrivata

a chi era destinata?"

"Certo no, mio bel cretino.

Tu sei tonto a quanto pare.

Hai il cervello d'un tacchino.

e sei scemo come un pollo.

Non poteva mai arrivare:

non hai messo il francobollo.

 

 

TEMPO DI REGALI

 

"Mi sento assai indeciso,

ma debbo far qualcosa

per addolcire il viso

alla mia cara sposa,

Che cosa debbo fare?

Che cosa regalare?"

Rispose un estetista:

"Le compri un fazzoletto

di seta o di battista.

Vedrà, sarà perfetto,

le strapperà un sorriso

e addolcirà il suo viso."

"Non è un regalo adatto,

perché si dà il caso

ch'io non conosca affatto

l'ampiezza del suo naso."

 

 

SCENETTA  D'AMORE AL CELLULARE

 

LUI - "Amore mio, per te farei ogni cosa

 - diceva un giovanotto al cellulare.

- Cavalcherei un'onda tumultuosa,

mi butterei nel più profondo mare.

Affronterei il leone più feroce,

mi getterei nel fuoco d'un vulcano,

sorreggerei la più pesante croce

mi lancerei in mezzo a un uragano.

Per star sempre con te, mio dolce amore,

a piedi nudi marcerei sul fuoco

pur di portarti almeno un rosso fiore

e dirti che il mio ardor non è un gioco."

LEI  - "T'aspetto trepidando, o mio adorato.

mia gioia, mio divino mio big love.

Vieni di corsa, corri a perdifiato."

LUI - "Ma come! Proprio adesso ? Adesso piove."

 

 

 INCONTRI

Passeggiando per la via

s'incrociarono per caso

due signori di Pavia.

Dalla fine del ginnasio.

non si eran più incontrati

e, fissandosi negli occhi,

si guardavano impacciati.

quasi come due allocchi.

"Nando mio, non ti rammenti?

Eravamo insiem nel banco.

Eran circa gli anni venti

e stavamo fianco a fianco.

Ma i tuoi tratti son mutati:

i tuoi occhi erano neri

ora in blu si son mutati.

Il tuo viso rubicondo

ora smilzo è diventato.

Eri bruno ora sei biondo

il tuo aspetto è assai variato.

Nando mio, che mutamento!

Io più non ti riconosco!"

"E io di lei non mi rammento

e per di più non la conosco.

Penso lei si stia sbagliando.

In fede mia non la conosco

e poi non mi chiamo Nando."

"Certo sì che sei mutato!

Anche il nome hai cambiato!."

 

 

IN UN NEGOZIO DI SCARPE

 

"Gradirei degli stivali

per potere andare a caccia

che sian comodi e speciali

come quei d'un guardiacaccia."

"Signorsì, di che misura?"

"Calzo il quarantadue.

Voglio merce duratura,

resistente come un bue."

"Ci vuol  pelle di cinghiali.

E il  color?" "Non ho pretese,"

- disse l'uomo in ton cortese -

"purché entrambi gli stivali

siano di colori uguali."

 

 

PARLIAMO DI PENSIONI

 

Un asino, un cavallo e un leone

discutevan con rabbia la questione

su come far quadrare a fine mese

la pensione con i pasti e con le spese.

"Trecento euro prendo e poco più

e vivo proprio peggio dei bantù.

Mangio solo paglia e un po' di fieno"

disse il cavallo in tono poco ameno.

"A chi lo dici!" ragliò l'asino spellato,

"Ho trascorso una vita da dannato

e sol duecento euro ora mi danno

e vivo derelitto e con affanno."

"Di certo più di voi son fortunato:

prendo seicento euro e tiro il fiato.

Arrivo facilmente a fine mese

perché risparmio più d'uno scozzese"

disse il leone, re della foresta,

scuotendo mestamente la sua testa.

"Ma c'è una cosa che mi fa dispetto

e che, confesso, non mi piace affatto.

Si tratta di quel dono prediletto

di cui gode da sempre il signor gatto.

Avendo sette vite, quel furbetto,

sette pensioni si gode il maledetto!"

 

 

VENDETTA

 

Espulso dalla scuola il buon Pierino

pensò di vendicarsi, il birichino

e di fronte alla scuola piantò ritta

una vistosa insegna con la scritta:

"O AUTOMOBILISTI, STATE ATTENTI

DI QUI PASSANO SPESSO GLI STUDENTI.

NON INVESTITE I PARGOLI INDIFESI

CERCATE DI LASCIARLI ALMENO ILLESI.

MA SE PER CASO SIETE DEI MALDESTRI

ASPETTATE CHE CI SIANO ANCHE I MAESTRI"

 

 

ACCUSA DI FURTO

 

Un elefante enorme e assai infuriato

vicino a una piscina se ne stava,

barrendo e soffiando a perdifiato,

guardava una formica che nuotava.

"Ti ordino di uscire sull'istante!"

urlò con la sua voce rimbombante.

"No che non esco! Io non vengo fuori!"

"Esci, se no per te saran dolori."

Fu giocoforza per la formichina

uscir grondante fuor dalla piscina.

Turbata, tutta nuda e un po' tremante

stette ritta di fronte all'elefante.

E questo con un'aria assai confusa

rabbonito la guardò: "Ti chiedo scusa.

Credevo che a me, che sono un Vip,

tu avessi rubato il mio bel slip."

 

 

INCONTRI STRANI

   

"Dio mio, chi t'ha pestato, poverino, -

dissi, guardando il viso malandato

d'un caro amico, mio coinquilino.

Sù, dimmi, cosa mai t'è capitato?"

"Passeggiavo - mi spiegò - in Via del Rovo

quando un tal mi diede un gran spintone.

"Pasquale, m'insultò, or ti ritrovo

figlio d'un cane, porco, gran puzzone!"

E poi mi diede un pugno in pieno viso."

"E non reagisti a un tipo sì volgare?"

"Ero perplesso e anche un po' indeciso.

Io non capivo che volesse fare.

'Pasquale, - continuò quel forsennato -

la moto tempo fa tu m'hai rubato

e anche il portafoglio mi hai fregato”.

Ciò detto, due schiaffon m'ha rifilato."

"E tu cosa facesti? L'hai colpito?"

"Io no. Io stavo lì senza reagire

un po' confuso e anche un po' stordito

e non capivo che voleva dire.”

'Pasquale, disgraziato, gran vigliacco,

il gatto m'uccidesti!” E sì dicendo

di botte me ne diede un altro fracco

e il male che subivo era tremendo."

"E sopportasti tutto quel pestaggio

senza neppure chieder spiegazione,

il perché di tutto quel linciaggio

al fine di capir la situazione?"

"Ciò che diceva a me non m'importava:

perché dar peso a un tipo sì brutale?

E poi la furia sua non mi toccava:

perché mi chiamo Claudio e non Pasquale."

 

 

LA TOILETTE DEL CANE

 

Un tosacani ambulante

con la sua cassetta in spalla

si fermò in Piazza Dante

proprio dove c'era un bar.

Lì, seduto a un tavolino,

un cliente sonnecchiava

con a fianco un cagnolino

che lo stava a rimirar.

L'animal dal lungo pelo

l'avea sporco ed arruffato

e occorreva molto zelo

per poterlo pettinar.

"Scusa - disse il tosacani -

che ne pensi di un lavaggio?

Glielo faccio a piene mani

con sapon di Zanzibar.

"Per me fa' quello che credi

con la schiuma o col sapone;

lava schiena, testa e piedi

io mi limito a guardar.

Il solerte conciatore

ci si mise con impegno.

Lo strigliò per ben due ore

e il can lo lasciò far.

"Gli facciamo anche un fiocchetto

proprio in cima della coda

e di peli un collaretto:

oggi va tanto di moda."

"Faccia pur, se la diverte:

io sto qui ad ammirar."

Finalmente il cagnolino

tutto lustro e profumato

fece ai due un bell'inchino

e se ne andò a passeggiar,

Al cliente il tosacane

disse: "Prego, son  trent'euro."

"Mica mio era quel  cane!

Quindi nulla ho da pagar."

 

 

VENDETTA POSTUMA

 

Due baldi esploratori sfortunati

finirono in un grosso pentolone

per essere bolliti e poi mangiati

in una saporita colazione

da un gruppo di cannibali africani.

Piangeva l’un dei due, rideva l’altro

e si fregava lieto ambo le mani

guardando lo stregon con occhio scaltro .

“Ma come rider puoi in tal momento?

a me scappa la pipì, o porca vacca!”

“Per questo rido, amico, e son contento

perché nel brodo ho fatto anche la cacca.”

 

 

UNA SENSAZIONALE SCOPERTA

 

Un famoso entomologo cinese

studiando i riflessi degli insetti

così spiegava a un medico francese

facendogli vedere dei ragnetti.

“Amico mio, ho fatto una scoperta .

e or ti spiego quello che ho trovato.

Ho preso un ragno e sopra una coperta,

e senza mai parlar,  io l’ho posato.

Ciò fatto poi mi sono allontanato

di alcuni metri e piano ho sussurrato.

‘Ragno, ragnetto mio, corri veloce’.

E lui s’è mosso al suon della mia voce.

Poscia l’ho preso in man e l’ho voltato

e messo sottosopra a zampe all’aria

e tutte le zampette gli ho tagliato

con una operazion veterinaria.

Poi libero su un desco l’ho lasciato

e poi da lui mi sono allontanato.

Quindi con voce alta l’ho incitato.

‘Cammina, forza, vai!’ l’ho poi spronato.

Ma lui è rimasto fermo e non s’è mosso.”

“ E la scoperta, dimmi, dove sta?”

- gli chiese il suo collega un poco scosso.-

“Io non ne vedo alcuna in verità!”

“Ma come? Non t’accorgi? Ma è palese

se a un ragno tagli tutte le sue zampe,

diventa sordo” gli spiegò il cinese.

 

 

 QUESTIONE DI TEMPO

Dalla caccia esultante

Giovannino ritornò

e una puzzola olezzante

sino a casa si portò.

“Matto sei! Dove la metto?”

chiese irata la sua mamma.

“Su con me, sotto il mio letto

e, suvvia, non farne un dramma!”

“Già ci sono due furetti,

tre conigli e un cagnolino,

un criceto e due galletti

più quel grosso porcellino.

Ma non pensi tu al fetore

alla puzza che già regna.

Quella lì, cosa farà?

“Oh, sta certa, in poche ore

al fetor si abituerà:”

 

 

 GLI AFFARI SOPRA TUTTO

Ormai giunto alla fin della sua vita

attorno al letto dell’ebreo Samuele

vegliava  la famiglia riunita

dalla consorte al piccolo Daniele.

Con voce fioca e quasi balbettando,

il vecchio non cessava di parlare

“O Sara, moglie mia,. mi stai guardando?”

“Sì, caro, sono qui, non ti crucciare.”

“Rebecca, tu che fai, figliola bella?”

“Piangendo sto per te, o babbo caro.

C’è pure Abele e Miriam, tua sorella.

e t’assicuro  il pianto è molto amaro.”

“E tu, cognato mio, sei qui presente?”

“Stai calmo, sono qui con un tuo collega.”

“Ma disgraziati! – urlò l’ebreo morente –

allor chi c’è di guardia giù in bottega?”

 

 

MIRACOLO

 

Spiegava con passione Don Giuliani

la parabola dei pesci e dei pani

a un gruppo di fanciulli assai vivaci,

ma molto attenti e alquanto perspicaci.

“Si dice che a un raduno di Gesù

partecipasse molta, troppa gente

e per sfamarli tutti nel menù

v’era assai poco, direi quasi niente.

Sol cinque pesci e in più cinque panini.

Per alleviar la fame eran  pochini.

Ma il buon Gesù un poco ci pensò

e pani e pesci lui moltiplicò.

Per cui da cinque ch’erano Gesù

Ne fece cinquemila e forse più.

E fu così che il quell’occasione

Gesù riuscì a sfamar  cinque persone.”

S’accorse dell’errore Don Giuliani

ma anche un bimbo ch’era stato attento,

per cui, alzando in alto ambo le mani,

fece un giusto e logico commento.

“Scusi, mi dice, caro Don Giuliani,

il miracolo, in fondo, dove sta?

Con tanti pesci e altrettanti pani

anch’io l’avrei compiuto, in verità!”

L’indomani il prete al catechismo

corresse il miracolo sbagliato

e chiese con una punta d’umorismo

“Tu pure ci saresti arrivato?”

“E come no! Con tutto il ben di Dio,

ch’era avanzato il giorno precedente,

il miracolo l’avrei fatto pur io.”

 

 

A SCOPPIO RITARDATO

    

Mentre meste risuonavano le note

della banda che seguiva il funerale

e il pianto che rigava molte gote,

dimostrazion di un dolor reale,

un tizio mescolato tra la gente

sbottò di colpo in una gran risata.

“Ma non le sembra alquanto sconveniente!”

lo redarguì con una gomitata

il suo vicino e aggiunse: “Là c’è un morto!

Sia serio e si dia una regolata.

Ognun di noi è dal dolor sconvolto

E non c’è posto per la sua risata.

Perché poi ride? É’ contro l’etichetta.”

“Iersera” disse il tipo ridanciano,

“qualcun mi raccontò una barzelletta.

Rimasi serio come un capo indiano,

non avendo compreso la battuta.

Sol ora l’ho capita e mi è piaciuta,

strappandomi di colpo la risata

che mi costringe a far questa scenata.”

“Ma là c’è il morto!” “E che ci posso fare?

Domani verserò lacrime amare.”

 

 

INCRESCIOSE POSIZIONI

Appesi al soffitto i pipistrelli

-         diversamente dagli altri uccelli –

le zampe in alto e con la testa in giù,

parlavano del meno e anche del più.

Discutevan due di lor  in ton pacato,

ricordando fatti tristi del passato.

“Ricordi quando il falco giù piombò

e sol per poco non mi divorò?”

“Sì lo rammento. E se per te fu un guaio,

quel che accadde a me non fu sì gaio.”

“E che ti capitò di tanto grave?”

“M’accadde un mese fa a un’assemblea.

Coi piedi stavo appeso a un grosso trave

E mi colpì un attacco di diarrea.”

 

 

LA GROTTA DEI PIPISTRELLI

 

Con le zampette appese su al soffitto,

la testa penzolante verso il basso,

due pipistrelli parlottavan fitto,

criticando un di lor che, sopra un masso,

sulle sue zampe se  ne stava ritto.

“Ma come fai in quel modo a riposare?”

gli chiese un di lor curioso assai.

“A testa in giù io non riesco a stare

e se non mi riposo sono guai,

per cui  uso il sistema oggi in voga.

Me lo insegnò un indù: si chiama yoga.”

  

 

UN PUPO POLEMICO

 

La mamma disse al pupo:

“Mangia quella minestra,

se no la porto al lupo.”

Rispose il  birichino,

facendole un inchino:

E chiamalo a gran voce.

Però ho la certezza

che forse manco lui

mangerà questa schifezza!”

 

 

COLLOQUIO DI INNAMORATI

Seduti accanto a un muro,

le mani nelle mani,

 parlavan del futuro

 facendo molti piani.

“Ma per far tutto questo”

- disse lei preoccupata, -

ci vuole d’euro un cesto

o meglio una barcata.

Quanto guadagni al mese?”

“Sì e no duemila euro.”

“Ma allora è una pazzia!

Non bastano neppure

 per la mia pulizia!”

“Accidenti, amore bello,

non sapevo che tu fossi,

assai più sporca di un porcello!

  

 

IN MANICOMIO

 

Disse un pazzo al suo compagno:

“D’ora in poi chiamami re.

L’ha ordinato il Sommo, il Magno,

il Buon Dio  che ama me.”

“Tu sei scemo, amico mio,

e anche un poco deficiente.

Non ho detto nulla,  IO,

e non ho ordinato niente.”

 

 

ATTRAVERSAMENTI PEDONALI

 

Ad un semaforo appoggiata

stava ferma una vecchietta.

Si vedea che aveva fretta

E voleva attraversar.

Si rivolse a un ragazzino.

 “Certo, aspetti un momentino,

occorre il verde per passare.”

“Ma che bravo! Lo sapevo

che si passa sol col verde,

ma col rosso io volevo

il viale attraversar.”

 

 

CACCIA GROSSA

 

Di fronte ad un leone

il cacciator sparò.

L’amico un po’ burlone

“Cilecca!” gli gridò.

“Prendi meglio la mira,

socchiudi un occhio e tira.”

Il cacciator mirò.

Purtroppo, ahimè, sbagliò.

“Cilecca!” disse ancora

l’amico impaurito.

“Almeno, alla buon’ora

cerca di mirar dritto!”

Partì un terzo colpo,

ma non servì a molto.

“Amico mio, cilecca!

La belva non hai colto.”

Vedendo che il leone

Stava per attaccare:

“Scappa!” disse il cacciatore

“perché quello non Ci Lecca!

Quello sol ci vuol mangiare.”

 

 

CONVERSAZIONE AL TELEFONO

 

“Dottore, son preoccupato

per un sogno ricorrente

che mi lascia senza fiato.

È tremendo e sconvolgente.

Sogno un tipo assai balzano

Che m’invita sempre a pesca.”

“Tutto lì! Che c’è di strano?”

“C’è che vuol ch’io porti l’esca.”

“E per lei questo è scorretto?”

“Certo sì, dottore caro,

perché io sono un vermetto.”

 

 

PRONTO SOCCORSO

Al pronto soccorso,

con un grande mal di pancia

si presentò un  corso.

“Che cos’ha mangiato?”

“Muscoli e pastasciutta:

un piatto prelibato.”

“Mi dica, ha controllato

quando li ha aperti,

se erano in buono stato?”

“Perché? Dovevo aprirli?

Eran si belli e neri

che li ho ingoiati interi.”

 

 

IGNORANZA

Caduto da un balcone,

disteso sul selciato,

da un gruppo di persone

fu subito attorniato.

Un tizio incuriosito

gli chiese: “Ch’è successo?”

 “Non so! – disse stupito,

sono arrivato adesso.”

 

 

CAPPUCCETTO ROSSO 2000

Cappuccetto era entrata

e osservava quella donna

che nel letto era sdraiata.

La guardava, la fissava

e il suo aspetto commentava.

“I tuoi occhi non son belli

sono cupi e arrossati.

Sono enormi come quelli

di quei gufi imbalsamati

che tu tieni sul comò.

Le tue orecchie! Non par vero

sembran vele d’un veliero.

E le mani! Son pelose.

A dir poco son schifose.

Poi che bocca grande hai!

Con quei denti così in fuori

se tu mordi sono guai

perché provocan  dolori.”

“Dimmi un poco, Cappuccetto”

disse nonna dal suo letto,

“cosa sei venuta a fare?

Per portarmi un bel pranzetto

o per potermi criticare?”

                                                                               

 

AL RISTORANTE

Col coltello ormai piegato

e spezzata la forchetta

il cliente esasperato

 guardò truce la sua fetta

di  vitello rosolato.

“Cameriere, questa carne

è impossibile tagliarla.

Io non sono un tritacarne

ma ho voglia di mangiarla.”

Il servente interpellato

lo guardò tutto contrito.

Poi in un pianto disperato

tutto a un tratto lui scoppiò.

“Ma che fa? Perché mi piange

proprio sopra la bistecca?”

“Lasci far, non abbia fretta.

Chissà mai che questa fetta,

sol vedendomi angustiato,

non s’intenerisca un po’.”

 

 

LA PIZZA

“Mi devo lamentare, sor Marcello,

ma dentro la sua pizza Margherita

purtroppo ho trovato un bel capello.”

“Perché? Che t’aspettavi: una pepita!

Oppure per la pizza e un po’ di vino

credevi di trovarci un parrucchino?”

 

 

ANNUNCIO

 

Dall’altoparlante della stazione

venne diffuso un appello pressante

che subito attrasse ogni attenzione

di molti i presenti e d’ogni passante.

“Chi ha preso il treno per Belluno

lo riporti al binario uno!”

 

 

PAZZO PER LA PESCA

 

Vado pazzo per la pesca

e mi reco spesso al mare,

anche se c’è la burrasca

e il grecale sta a soffiare.

L’altro ier  soffiava il vento,

su uno scoglio sono andato

e guardavo molto attento

al mio tappo colorato.

Molte volte è andato giù

perché il pesce abboccava

e l’ho sempre tratto su

per vedere chi mangiava

la mia esca appetitosa

che dall’amo penzolava.

“Avrai fatto un bel bottino!”

“No, neppure una bavosa

e neanche un moscardino.

In compenso, con  dolore

ho ‘pescato’ un raffreddore. “

 

 

AL BAR

“Se beve Gedeone, bevon tutti"

disse un marinaio su di giri,

“sian mozzi, capitani o farabutti,

ladri, fannulloni oppur crumiri.”

 ‘E chi rinuncia a una bevuta gratis!’

pensaron tutti quanti gli avventori,

molti dei quali grandi bevitori

che decisero di fare pure il bis.

Davanti al gran bancone tutti in fila

bevevan wisky, rum e anche tequila.

Tanto a pagar pensava Gedeone.

Dopo mezz’ora, quando sul bancone

stavano molti calici ammucchiati,

il marinaio trasse da un tascone

alcuni dollari alquanto spiegazzati.

A voce alta disse tra due rutti:

“Quel ch io ho bevuto adesso pago.

E quando paga Gedeon, pagano tutti.”

E se ne andò facendo un gesto vago.

 

 

PUNTI DI VISTA

 

“Il suo pacco pesa troppo”

disse serio l’impiegato.

“Oltre ai bolli che ha già messo

altri ancor ne metta a lato.”

Il cliente era stupito:

“Crede proprio per davvero

che se aggiungo altri bolli

sarà il pacco più leggero?”

 

 

UNA VISITA A DANTE

 

Correva all’impazzata

 un tizio in Peugeot

e con una gran frenata

di colpo si fermò.

Rivolto ad un passante

l’autista chiese brusco:

“Di Alighieri Dante

la casa dove sta?”

“Laggiù: ma non le serve

correre come il vento

perché il grande vate

è morto ormai da tempo.”

 

 

NUOVO CODICE STRADALE

 

Col cellulare acceso

viaggiavo senza cinghia

quando un agente obeso

l’alt mi ordinò.”

“Chissà che bella multa

tu ti sarai beccato!”

“Con modi assai cortesi

non mi ha neppur multato.

Eppur eran palesi

le infrazion che ho fatto.

Andavo proprio a razzo,

correndo come un pazzo.”

“Perbacco! Tu sei stato

di molto fortunato.”

“Perché? Sì, andavo in fretta,

ma ero in bicicletta.”

 

 

LAVORO FATTO IN FRETTA

Aveva lavorato tutto il giorno

per fare alla moglie una sorpresa,

cambiando la moquette del soggiorno.

Ed ora se ne stava lì in attesa

che quella ritornasse da lavoro.

“Amore – disse Olga – sei un tesoro!

Peccato che per colpa della fretta

ci sia rimasta là una gobbetta.”

“Oh, quella la sistemo in un momento.

Col martello l’appiatisco al pavimento.

Mezz’ora dopo, entrando nel soggiorno,

il figlioletto Marco chiese inquieto:

“Qualcuno ha forse visto il mio criceto?”

 

 

RECLUTAMENTO

“Ti piacerebbe essere assegnato

alla nostra Marina Militare?”

gli chiese serio in volto un graduato.

“Signorsì!” “E dimmi: sai nuotare?”

La recluta lo fissò con faccia arcigna:

“Perché? Non ha più navi la Marina?”

 

 

LE DUE CRAVATTE

 

Aveva regalato a suo marito

due cravatte di seta assai belline.

“Mia cara, il tuo dono mi è gradito:

hai avuto un gusto molto fine”

disse il marito. E una ne indossava

sul suo vestito blu di gabardine,

quella che, a suo parer, più s’intonava.

E mentre con gran cura l’annodava,

la moglie, scura in volto e amareggiata,

“Tu l’altra non l’hai punto apprezzata!”

 

 

IL BENE E IL MEGLIO

Un famoso visconte

chiese ad un ingegnere

“Per collaudare un ponte

ci vuol qualche geniere?”

“Non serve – disse quello. –

si fa passare un camion

con sopra un bel drappello

di illustri autorità.

I Capi degli  Stati,

i Capi dei Governi,

illustri deputati,

Ministri degli Interni

e insigni magistrati.

Aggiunga i Segretari

i Capi dei Partito

i grandi funzionari

e chi si è arricchito

con la disonestà.

Se al passar del camion

Il ponte giù non crolla

allor vuol dir, visconte,

che eterno durerà.

 E ciò sarà un gran bene.”

“E se, invece, crollerà?”

”Vuol dir che molta gente

un miglior futuro avrà.”

                           

 

BESTIE INTELLIGENTI

Due amici appassionati di cavalli,

d’ippica discutevan volentieri,

ponendo sempre su due piedistalli

i lor veloci e nobili destrieri.

Di loro ne esaltavan la potenza,

la forza, il vigor, l’intelligenza.

Diceva l’un dei due: “Pensa, Paolino,

basta ch’io dica “Hop” e il mio Saettino

mi fa tre salti in alto e poi l’inchino.”

Ma questo è niente! Il mio Mustafà,

quando grido “Hip-hip, lui urla hurrà!”

 

 

LETTURE MACABRE

Nell’obitorio dell’Ospedal di Ceva

qualcuno ai cadaveri tagliava

la mano destra e poi la sottraeva

per scopi che nessuno sospettava.

Dopo aver impiegato molte ore

la criminale al fin fu arrestata

e ci si trovò di fronte con stupore

davanti a una vecchietta spaventata.

Piangendo confessò: “Son chiromante.

La sera è lunga e io non so che fare.

Leggo le mani ed è assai strabiliante

le cose che riesco ad imparare. “

 

PADRE, ZIO E GOVERNO

“Mio figlio ha una grande intelligenza”

diceva con orgoglio ad un vicino,

“ha sol quattr’anni ed è già  una potenza:

studia il turco, il greco e anche il latino.”

“Anch’io son fortunato da quel lato.

Ho un nipotino appena di sei mesi”

rispose il vicino in ton garbato,

“che del governo critica ogni tesi.”

“Che dici? Ma se ancor non sa  parlare!”

“Embè? Ma sa versar lacrime amare.”

 

 

PUNTI DI VISTA

Un tale per aver premeditato

l’uccision del Capo dello Stato

venne arrestato e poscia condannato.

Due amici discutevan l’accaduto

“È ingiusto processare le intenzioni.

son cose, amico mio che non si fanno

perché alla giustizia recan danno.”

“È giusto sì: perché le buone azioni

bisogna farle e non solo pensarle.”

 

 

NOTIZIE IN CRONACA

 

“Durante una gita a Montelupo

per disgrazia e per un caso accidentale

una donna è caduta in un dirupo

purtroppo con un esito mortale.”

Deposto sopra un mobile il giornale,

un marito si rivolse alla sua sposa.

“M’è venuta, amor mio, un’idea geniale:

che ne diresti se il dì di Santa Rosa

facessimo una gita un po’ speciale?

Se non c’è vento e il giorno non è cupo

volentieri ti porterei a Montelupo.”

 

 

CONSIGLIO D’AMICO

“Quant’anni mi darebbe, sor Clemente?”

chiedeva una signora un po’ attempata

ad un amico un poco impertinente.

E quello, dopo averla ben squadrata:

“Si contenti, amica mia, della sua età.

Perché vuol che io ne aggiunga

a quelli che già ha?”

 

 

FUNERALE

Davanti al capezzale del morente

tre figli già pensavan al funerale.

“Dobbiamo fargli una funzion decente,

l’eredità che lascia è assai speciale.

direi di fare una funzion suntuosa.

“No caro. Basta un rito decoroso

che non sia eccelso e sia poco costoso.

A nostro padre il lusso non s’addice

 e solo l’umiltà lo fa felice.”

Il terzo figlio, dopo aver pensato:

“Facciam di terza classe un funerale,

con bara in legno compensato

e un mazzolin di fiori dozzinale.”

Dal letto si levò una voce fiacca:

“Figlioli, se mi date i pantaloni,

le scarpe, la camicia e la mia giacca,

 imiterò i semplici pedoni.

Senza rancore e senza alcun rimpianto,

 da solo me ne andrò al Camposanto.”

 

 

CONSIGLIO

Un giovanotto al quanto scapestrato

confessava ad un amico spiritoso:

 “Son tanto di Luciana innamorato

che prima o poi finisce che la sposo.

È bella, ricca e molto intelligente

e nel lavoro suo è competente.

Vorresti tu saper che cosa fa?”

 “Di certo, amico mio, so che farà:

se sposa te. Non certo una prodezza,

ma di sua vita la maggior sciocchezza.”

 

 

 

ALLA FERMATA DEL TRAM

Ad un’hostes in attesa alla fermata

del tram che percorreva Corso Giotto,

con bel sorriso e voce assai flautata,

si rivolse con garbo un giovanotto.

 “Scusi, saprebbe dirmi, signorina,

se di qui passerà pure il diciotto?”

  La bionda consultò un’agendina:

“Purtroppo no, e mi dispiace assai,

perché il diciotto io sarò a Shangai.”

 

 

PROVERBIO

Due ladri patentati,

con un saccone in spalla

e i volti mascherati,

 spiavano una stalla.

 Esperti e senza chiasso,

 speravan di rubare,

qualche coniglio grasso

con cui poi banchettare.

Ma, udendo l’abbaiare,

d’un terribile molosso,

 stavan lì a tentennare

se tentar quel colpo grosso.

“Se quello là ci azzanna

per noi saranno guai,”

“Non muoverà una zanna.

È opinion concorde

che il can che abbaia assai,

giammai la gente morde.

Lasciamolo latrare

e andiamo là a rubare.”

L’amico mascherato,

 con faccia titubante,

alquanto sconcertato

e voce tremolante:

“Che non morda ognun lo sa:

ma quel cane lo saprà?”

 

 

ULTIME VOLONTA’

“Orsù caro, io t’ascolto:

dimmi quel che vorrai fare?”

 “Voglio essere sepolto

proprio giù in fondo al mare.”

 “Ma perché marito mio,

vuoi per bara solo un’onda?”

 “Perché so che la tua madre,

 la mia suocera gioconda,

ha giurato di ballare

proprio sopra la mia tomba.”

 

 

 

PRECOCITA’

In un quartiere malfamato

passeggiava uno svedese

quando fu apostrofato

da un vocion  poco cortese.

“Ehi tu, razza di cretino,

mentecatto, fannullone,

pezzo d’asino, burino,

che fai qui, gran sporcaccione?” 

Lo svedese, assai seccato,

si guardò tutto all’intorno

per cercar lo screanzato,

il villano perdigiorno

che in modo sì volgare

 lì lo stava ad insultare.

“Chi è che parla? Chi m’insulta?”

“Che te frega, gran merdone.

Hai il muso di una vacca

e puzzi peggio d’un caprone

 ricoperto dalla cacca.”

“Perché gridi e ti nascondi?

Se hai fegato t’aspetto.

Vieni fuori e in due secondi

 ti distruggo, maledetto.” 

Su un balcon del terzo piano

venne fuori a muso duro

un bimbetto assai balzano.

Accigliato e in volto scuro.

“Io verrei con te a lottare,

ma, purtroppo, ho sol due anni

e non so ancora camminare.”

 

 

UN ELEFANTE SBADATO

Un elefante sbadato

su un immenso formicaio

un piedon avea posato

combinando un grosso guaio.

Le formiche in tutta fretta

 l’assalirono a milioni

col desio di far vendetta

con i lunghi pungiglioni.

L’elefante infastidito

avvertì solo un prurito;

se le tolse dal groppone

con un semplice scossone.

Una sola era rimasta

al suo collo appiccicata.

Tutte le altre un po’ stordite,

ammaccate e tramortite

la incitaron tutte quante.

“Strozza! Strozza l’elefante!”.

 

 

FALLO IN AREA DI RIGORE

Una squadra di topini,

tutti in maglia e calzoncini,

affrontava una partita

con un gruppo di elefanti

agguerriti e assai pesanti.

In un pressing molto stretto

un pachiderma un po’ sbadato

 calpestò un bel topetto

e il fallo fu fischiato.

Avvilito l’elefante

chiese scusa all’avversario,

ma il topino traballante

disse: “Non è necessario

che ti scusi, amico mio.

Dello sport la legge è dura:

quel che tu hai fatto a me,

io potevo farlo a te.”

 

AMORE PER GLI ANIMALI

Pierino disperato,

seduto sui gradini,

piangeva sconsolato

pensando ai suoi gattini.

“Che hai? Che t’hanno fatto?”

gli chiese una signora.

“Con mamma ho fatto un patto

da poco men di un’ora.

 Ma quella è andata al pozzo

con cinque miei micini”

rispose col singhiozzo.

“Ed or quei poverini

saranno già annegati.”

 “Comprendo il tuo dolore,

ma asciugati gli occhi

e i mici con amore

racchiudi nel tuo cuore.”

 “E io piango lo stesso.

 Brutto è il destino mio,

la mamma avea promesso

che li avrei affogati io.”

 

 

SISTEMA D’ALLARME

Visitando la casa di amici

un tal notò una cosa molto strana:

appesa in alto in mezzo a due cornici,

dondolava una culla veneziana.

“Perché l’avete appesa così in alto?”

 “Perché di notte, quando il bimbo dorme,

se casca giù di certo fa un bel botto

e sveglia noi che siamo qui di sotto.”

 

 

IL TELEGRAMMA

Nell’ufficio postal di Montelato,

sventolando in alto un telegramma,

si presentò un tale trafelato.

 “È urgente! – disse -  Debbo avvertir mamma

 che ho concluso un importante affare”.

 L’impiegato incominciò a contare

le parole del testo che diceva:

‘Va, va, va, va! Va, va, va, va! Va, va, va!’

“Per l’importo che lei deve versare

 può aggiungere ancora una parola.

 “Bè, non saprei quale altro verbo usare”.

 “Ci metta un altro ‘va’ già che ci siamo -

 suggerì l’impiegato – e completiamo.”

“Di certo no! Perché la cara mamma

non capirebbe affatto il telegramma.”

 

 

TELEFONATA NOTTURNA

Eran quasi le  quattro del mattino

quando un tal si risvegliò di soprassalto

per un suono insistente e repentino.

Balzato giù dal letto con un salto,

a tentoni afferrò il telefonino.

 “Pronto, chi parla? Chi rompe a quest’ora?”

 “È questo il 30 16 21?”

Con rabbia gli gridò: “Ma va il malora!

Ne avessi almeno indovinato uno!”.

 

 

IL LEONE E L’ORANGO

Con incedere regale

un leon nella foresta

rammentava a ogni animale

d’essere re  per le sue gesta.

”Mi conosci?” chiese a un lupo.

“Sì, sei il re della foresta”.

A una zebra chiese cupo:

“Che ne pensi e sii onesta!”.

“Che sei il re della foresta”.

“Sai chi son?” chiese ruggendo

a un’antilope atterrita.

“Tu sei il sire più stupendo,

sei il padron della mia vita”.

“ E tu sai chi sono io?”

domandò ad un orango.

“Sei un cretino e non un dio.

Sei un fellon di basso rango

e non certo il padron mio”.

Poi gli diede uno spintone

e nel fango lo cacciò.

Rialzatosi il leone

a voce chiara commentò:

“Non è il caso d’arrabbiarsi.

So che non l’hai fatto apposta.

Non convien mai adirarsi

se s’ignora la risposta”.

 

 

 

AL BAR

 Uno strano cliente assai assetato

entrò in un bar e a voce semispenta

chiese a un barista ch’era un po’ sbadato,

un bicchiere di granita senza menta.

 “Senz’anice le servo la granita

perché la menta, ahimè!, l’ho già finita”.

 

 

 

ALLO ZOO

 Guardando triste l’elefante morto

 un guardiano piangeva sconsolato.

Con lacrime agli occhi e il viso smorto

fissava il pachiderma disgraziato.

“Perché lo piangi? In fondo è un animale”

gli disse un suo collega a voce grossa.

 “Non piango il pachiderma in quanto tale,

ma tocca a me scavare la sua fossa”.

 

 

DAL DOTTORE

“Di notte ormai non posso più dormire”

diceva una signora amareggiata.

“Il sonno si rifiuta di venire

e passo sempre sveglia la nottata.

Mi dica, dottor mio, che posso fare?”.

“Provi a contar le pecore, signora,

vedrà che porrà fine al suo vegliare”.

“L’ho fatto, ma purtroppo sino ad ora

non ho ottenuto risultato alcuno

e son di sonno sempre più a digiuno”.

Il dottore dopo aver ben riflettuto:

“Se non basta le pecore contare”

rispose alla cliente in tono arguto

“provi un poco a contare le zanzare.”

 

 

NEL BAR

Un cliente allampanato

entrò in un’osteria

e, alquanto frastornato,

chiese con allegria:

“Due wisky qui sul banco

prima della battaglia

così io mi rinfranco

e alfin potrò pugnar”.

Scolati i due bicchieri:

“Aggiunga un'altra grappa,

così come i cavalieri

sarò duro; non una schiappa”.

Bevuto il suo grappino

richiese ancora all’oste:

“Mi versi un cognacchino

per affrontar la rissa

che  sto per scatenar“.

“Ma di che rissa parla?

Non vedo alcun nemico”.

“Presto sarà burrasca,

specie se io le dico

che non ho un soldo in tasca”.

 

 

 

TRA PESCATORI

“Quello che sta laggiù seduto al bar

è un famoso pescator di pescicani.

Tra i suoi colleghi è una vera star

perché lui pesca solo con le mani.

La destra ai pesci ficca sempre in gola,

per togliere al bestion l’amo di bocca”.

“Mi sembra che la tua sia una fola

e la tua spiegazion alquanto sciocca.

Ma, dimmi, qual è il nome di quel tale?”

“L’INDOMITO un tempo era chiamato.

Oggi lo chiaman tutti il MANCINO.

Uno squalo la destra gli ha mangiato

e al posto della man ha un moncherino”.

 

 

CONSIGLI TRA CANNIBALI

“Amico mio, mia moglie non mi piace”

diceva un antropofago africano,

“Non c’è un minuto in cui mi lasci in pace,

non mi cucina più neppure un nano.

Non so più cosa farmene di lei”.

“Se vuoi una soluzione un po’ speciale,

per poterti liberare di costei

e far ‘di lei’ un pasto assai regale,

ti presterò il mio libro di cucina.

È favoloso; e  lì potrai trovare

qualche ricetta  molto sopraffina”.

 

 

UN CANE AL BAR

In un bar si presentò un cagnolino

e si diresse subito al bancone.

“Prego, garçon, mi serva un bicchierino

di rum con vodka e scorza di limone”.

Stupito per l’insolita richiesta,

il barman preparò il beverone,

grattandosi perplesso un po’ la testa.

Il cagnolin finito di sorbire

la bibita che avea da poco chiesto:

“Mi dica quanto fa, signore mio”.

“Fan settemilasettecento lire”.

Il cane pagò il prezzo, un po’ restìo,

e s’avviò alla porta per uscire.

“Questa è la prima volta in vita mia”

disse il barista pieno di stupore

“che vedo un can capace di parlare”.

Rispose il cagnolino: “O mio signore,

e l’ultima sarà perché è follia

coi prezzi che voi fate qui pagare”.

 

 

GIORNO DI CACCIA

 

Nel campo un cacciator vide una lepre

e di mira prese ratto l’animale,

pronto a sparare il colpo micidiale.

Ma la lepre a zig.zag si allontanò

e il cacciator la mira non trovò.

Quando sparò in zig fece cilecca

perché la lepre in zag s’era spostata.

Allor lui spara in zag, ma non la becca,

perché la lepre in zig se n’era andata.

E la gara a zig-zag durò a lungo

finché il cacciator non s’infuriò.

Mettendosi per rabbia a saltellare,

gettò via la doppietta e prese a urlare:

“Quando le lepri agiscono così,

le ammazzerei per farne un bel salmì!”

 

 

PROVE ALLA ‘SCALA’

Un professor d’orchestra ai suoi maestri

muoveva appunti sull’esecuzione,

rivolgendosi ad alcuni assai maldestri,

rimproverava la disattenzione

per suoni cacofonici e pedestri.

“Tu – disse al clarinetto- stoni alquanto

e tu violino vai troppo spedito.

Tu contrabbasso poi non segui tanto

il ritmo che prevede lo spartito. 

D’accordo, siamo solo ai primi passi

e il concerto vuol molta attenzione.

Nelle prove ci saran degli alti e bassi,

ma al fine troverem la soluzione.

 Solo vi chiedo col cuore tra le mani,

quando porrete i fogli sul leggio,

 cercate di suonar gli stessi brani

senza mischiare “Tosca” con “Ernani”.

 

 

RICHIESTA DI MARIMONIO

Innamorato della bella Ada

avea timore d’affrontarne il padre

e andava su e giù per la contrada,

con la speranza d’incontrar la madre

assai più comprensiva del marito.

Ma quella, ahimé!, non si facea vedere.

Per cui pensò: “Qui devo farmi ardito

se la mano di Ada voglio avere”.

E con coraggio entrò in macelleria

dove il padre di Ada lavorava.

Con voce ferma e con spavalderia

si rivolse all’uom che l’osservava.

“Prego, vorrei la mano di suo figlia!”

Il macellaio, dopo breve occhiata,

con voce calma e senza meraviglia:

“La vuole – chiese – intera o disossata?”

 

 

 

 GUSTI CHE CAMBIANO

Un cane con sussiego

al bancone s’accostò.

“Mi dia un thé  freddo, prego,

che mi rimetta un po’”.

Un cliente stupefatto:

“Davvero eccezionale!

Mi lascia esterrefatto !

È un caso surreale!”.

Il barista costernato:

“Anche io sono stupito,

 e perplesso e frastornato.

E lo sa qual è il perché:

Perché Bobi ha sempre detto

che lui beve sol caffè;

mentre oggi s’è corretto

e mi ha chiesto sol del thé”.

 

 

UN CANE GOLOSO

“Il mio bracchetto è proprio eccezionale.

Se gli metti in bocca una moneta

si precipita a prenderti il giornale

e torna più veloce d’un atleta”.

Perplesso ed  un po’ scettico Martino,

ritenendo l’amico un gran ballista,

mise sei euro in bocca al cagnolino

e lo mandò a comprare una rivista.

L’attesa cominciò e durò a lungo.

“Amico mio, sei proprio un contaballe,

- disse Martino. – Ed altro non aggiungo.

Il tuo cane sa sol raccattar palle”.

“Scusa, ma quanti soldi tu gli hai dato?”

“Sei euro: e mi dovea portare il resto”.

“Ecco, amico, mio dove hai sbagliato:

il mio bracchetto è un cane molto onesto.

Quando ritira il resto col giornale

ne approfitta per andare al bar

a farsi un tramezzino col. caviale”.

 

 

 

BIVACCO AL CHIAR DI LUNA

Dentro ad un sacco a pelo

nervoso s’agitava.

Guardava in alto il cielo;

le pecore contava.

Ma il sonno non veniva

e ciò l’infastidiva.

“Che hai?” – chiese il compagno.

“Non posso addormentarmi.

Scusa se io mi lagno

e continuo a rigirarmi.

C’è una formichina.

Giace ai miei piedi morta.”

“E tu fai sta manfrina

se quella morta sta?”

“Ma non mi infastidisce

la morta   in quanto tale,

bensì le diecimila

che seguono il funerale”.

 

 

LA FORMICA E LA CICALA 2000

Alle prime avvisaglie della neve

la formica incontrò una cicala.

“Amica mia, vedrai che qui tra breve

di certo il freddo sotto zero cala.

Ho faticato molto questa estate

e ora ho le dispense tutte piene.

Mi spieghi voi cicale come fate

a superar l’inverno e le sue pene?

Col caldo voi avete sol cantato;

nessuna scorta avete accumulato”.

“Non c’è problema, cara mia formica,

siam tutte di partenza con contratto:

ce ne andiamo a cantar in Costarica”.

 

 

ALLEVAMENTI DOMESTICI

“Marco, ti vedo assai preoccupato.

Hai forse bisticciato con tua moglie?”

“Sì! Con Giannina sono incavolato.

Tu  la conosci, e sai delle sue voglie.

Adesso ha una passione per i gatti.

Per casa ce ne sono una ventina

E sono sempre in giro a leccar piatti.

Non ti dico la puzza lì in cucina”.

“E tu spalanca tutte le finestre,

quelle rivolte verso il tuo giardino

dove crescono i pini e le ginestre

e ti godrai un profumo sopraffino”.

 “Sei matto! In casa allevo dei piccioni.

Ne ho circa duecento e forse più.

Se apro le finestre dei balconi,

mi volan via e non li rivedo più.”

 

 

USCITA DA SCUOLA

Davanti ad una scuola comunale,

con una grossa pancia prominente,

un grassone, appoggiato ad un fanale,

guardava il passaggio della gente.

Un bidello, andandogli vicino,  

lo squadrò ben ben dall’alto in basso.

“Lei è forse in attesa di un bambino?”

domandò a quell’uomo alquanto grasso.

Quello l’epa si guardò  e, sconsolato,

“No, è così da quando sono nato”.

 

 

 

 

TORTA DI COMPLEANNO

Nel negozio d’un paese

per comprare candeline

entrò un giorno uno scozzese

poco incline a scialacquar.

“Sa, domani è il compleanno

del mio bimbo  ormai quattrenne

e vorrei due candeline

per poterlo festeggiar”.

“Perché due se è il quarto anno?

non le sembra di sbagliare?

O vuol tendergli un inganno?”

“No di certo. Non mi pare.

E poi lui non sa contare”.

 

 

 

CHI È IL PIU’ RICCO?

Tre magnati del petrolio

discutevan soddisfatti,

sorseggiando del rosolio

in un bar della città.

L’un dicea: “A conti fatti,

sono ricco più di Creso.

Nizza mi potrei comprare

Con la spiaggia e  il suo mare”.

“Poca cosa, amico mio, -

disse l’altro un po’ sornione -

- io potrei, in fé di Dio,

comprar Nizza e. anche Mentone”.

“Un momento, - fece il terzo –

la mia Nizza non la vendo

e neppur vendo Mentone

e di Monaco intendo

diventar presto padrone”.

 

 

 

PAURA CONIUGALE

Un  marito giunse trafelato

allo sportello di un commissariato.

“Agente, sono qui per confessare

e mi dovete subito arrestare.

Ho dato una tremenda bastonata

in testa a mia moglie. Ed ora è là,

distesa a terra, accanto ad un sofà”.

“Dunque, l’ha uccisa?”  chiese il graduato.

“Ma no! Che pensa? É là solo svenuta”.

“E allor, perché vuol essere arrestato?”.

“Perché… . disse con voce un po’ abbattuta,-

“perché lei non conosce l’Annunziata.

Adesso il colpo lei l’ha già smaltito.

Se torno avrò da lei una tal mazzata.

che al Creatore m’invierà spedito”.

 

 

 

BISTICCIO TRA CONIUGI

Dopo una tremenda litigata,

lasciando la consorte assai turbata,

                                                        era uscito di casa esasperato,

a guisa d’un  cagnetto bastonato.

La moglie l’aspettò, l’attese invano,

piangendo sconsolata sul divano.

Passarono trent’anni e poi un bel giorno,

come un prodigo figliol fece ritorno.

“Si può sapere dove sei andato?”

gli chiese lei con tono distaccato.

“Son stato un poco fuori a passeggiare.

dovevo la mia rabbia pur calmare!”

 

 

 

PAZZIE MUSICALI

“Ho formato un quartetto sopraffino ,

- disse Gino al maestro Federico -

con un piano, un contrabbasso ed un violino”

“Ma siete solo in tre “ notò l’amico.

 “Si certo. Ci son io e mia sorella”.

“Oh guarda un poco! Questa si ch’è bella!

Non sapevo che tu avessi una sorella”.

“E infatti non  ce l’ho. Vedrai il  successo!

Anche se sarà un quartetto un po’ malmesso”.

 

 

 

PRECAUZIONI  ANTI LADRO

Se ne stava seduta al tavolino

della gelateria del Sor Gigetto,

rigirando tra le dita il cucchiaino

prima di affondarlo nel sorbetto.

Quand’ecco arriva lesto un cameriere.

per dirle che la cerca il suo portiere

Seccata di lasciar solo soletto

il bicchiere tutto pieno di sorbetto,

e temendo  che qualcun glielo sorbisse,

prese un foglio di carta su cui scrisse:

“Di sopra ci ho sputato, caro amico.

Ti prego non toccarlo, altro non dico!”

Quando tornò, con l’acquolina in bocca,

trovò un’aggiunta fatta al suo biglietto:

“L’ho fatto anch’io, cara la mia cocca!

Ti lascio tutto, or goditi il sorbetto!”

 

                                                                 

 

STRANEZZE

“Sai dirmi” disse Marco a Valentino

“cosa d’inverno tiene molto caldo

                          e d’estate sta  appesa in cima a un pino?”

L’amico lo guardò assai perplesso,

con l’aria un po’ stranita e un po’ da fesso.

“Ma come non lo sai! É presto detto:

è la stufa che scalda casa e letto!”

“E d’estate la stufa custodisci

in modo così sciocco, appesa ai rami!”

“Perché mi guardi strano e ti stupisci !

E poi mi dici a te che te ne frega

se penso che per me è assai carino

vederla penzolar in cima a un pino?”

 

 

 

 

DEDUZIONI LOGICHE

In un campeggio estivo e rinomato

Holmes con Watson, la tenda avea piantato.

Volean passare alcune settimane

lontano dai delitti e dalle grane.

Una notte, distesi dentro il sacco,

         mentre fumavan pipe piene di tabacco,

guardavano estasiati verso l’alto,

rapiti da un bel cielo blu-cobalto.

                   “Che vedi?” – chiese Holmes. “Vedo le stelle,

vedo i pianeti e altre cose belle”.

“E quindi, amico mio, che ne deduci?”

“Che il ciel notturno è sempre pien di luci.

E tu?” “Se io vedo su la luna e il ciel stellato,

 è elementar: la tenda ci han fregato”.

 

 

 

PUNTI DI VISTA

Una soubrette assai sofisticata

entrò nella  boutique  “Dernier cri”

e chiese a una commessa indaffarata:

“Vorrei una vestaglia un po’ jolie”.

“La taglia!” chiese seria la commessa.

“Perché secondo lei dovrei tagliarla?

- rispose la soubrette assai perplessa. -

 Mi piace  solamente indossarla.”

 

 

COLLOQUIO TRA AMICHE

“Dal primo giorno in cui sposai Ferruccio

la vita mia fu sempre un lungo cruccio.

Lotte, baruffe, liti e molte botte,

non c’era tregua alcuna, giorno e notte.

Ma or la soluzion  io l’ho trovata

e mi ritrovo  libera e beata.

Posso ormai dir che tutto sia finito”.

“Hai sotterrato tu l’ascia  di guerra?”

 “No, ho solo sotterrato mio marito.

Io son beata e lui sta sottoterra”.

 

 

INCONVENIENTE  CICLISTICO

In vista del traguardo

due pulci in bicicletta,

lo sguardo nello sguardo,

correvano in gran fretta.

Quella che era in testa,

 d’un tratto si fermò

E l’altra, lesta, lesta,

il traguardo superò.

“Perché ti sei fermata

e hai perso la volata?”

le chiese in tono irato

il manager infuriato.

“E che potevo fare

se un moscerin dannato,

non sapendo più volare,

proprio un occhio m’ha centrato!”

 

 

 

UNO SCOZZESE AVARO

Se ne stava seduto al tavolino

davanti a un wisky di colore ambrato.

Centellinava quel liquor divino

dal gusto sopraffino  e delicato.

Già pregustava il sapore raffinato,

quando vide un vispo moscerino

che nel bicchiere suo era calato

e nuotava come un pesciolino.

Con rabbia lo scozzese  esasperato,

afferrò per le ali il moscerino

e, scuotendolo, gridava,:”Sei un bruto!:

“Sputa subito  lo  wisky che hai bevuto!”

 

 

ANIMALI STRANI

Su un  carro un contadino col suo cane,

mettendo in atto una azione ingiusta,

col suo comportamento alquanto infame,

seviziava un cavallo con la frusta.

L’animale d’un tratto si fermò.

“Sei crudele! Non voglio proseguire.

Mi rifiuto! Più oltre non andrò

se la frusta non cessi di brandire”.

Il padrone, sentendolo parlare,

guardò il cane e disse: “In fè di Dio,

mai udii un cavallo blaterare!”.

E il cane gli rispose:  Neanch’io!”

 

 

ORDINE PERENTORIO

Un fante trafelato e sanguinante,

con un occhio ricoperto da una benda,

di fronte al suo severo comandante,

sull’attenti stava fermo nella tenda.

“Generale, la battaglia abbiamo perso”

                                                disse mesto e con tono assai contrito.

Fissandolo un poco di traverso,

col volto corrucciato e indispettito,

la voce perentoria, intransigente,

il generale verso il cielo alzò un dito.

          : “Occorre ritrovarla e immantinente!”

 

 

UN CLIENTE STRANIERO

Alla reception d’un hotel famoso

si presentò un cliente danaroso.

“Vorrei tre stanze, tutte con il bagno,

per me il segretario ed un compagno,

dotate ognuna d’un bel panorama.”

“Mi dica, prego, Lei come si chiama?”

gli chiese il direttore premuroso.

“Vede, il mio nome è lungo e assai curioso.

Mi chiamo Skhwyzker Koyzen Proxhullà.”

“Mi dica un poco lei: come si scrive?”

“Mettendo un accento sulla A.”

 

 

 

L’ACQUA  DELLA GROTTA DI MASSABIEL

Di ritorno da Lourdes un pellegrino

fu fermato da un gendarme assai zelante

che chiese: “Cosa porta nel cestino?”

Rispose il pellegrino titubante:

“Sei bottiglie tutte piene d’acqua sacra,

riempite alla fonte di Maria

É il consiglio che m’ha dato lo psichiatra

per sanar la gotta e l’idropisia”.

La guardia tolse il tappo a una bottiglia.

Dopo aver annusato ed assaggiato,

“Scusi, dico, lei per chi mi piglia?

Questa è grappa, inadatta ad un malato”.

Il pellegrin  con molta meraviglia,

in ginocchio per  terra si gettò         

e baciando con gioia la bottiglia

 “É un miracolo, un miracolo!”  gridò.

 

 

 

SCORCIATOIA

Un signor che aveva fretta

si recava alla stazione.

Pedalando in bicicletta

cercò una deviazione.

Vide un viottolo privato

proprietà d’un contadino

a cui chiese in ton garbato

di passar per lo stradino.

“Devo prendere il diretto

delle sette e ventitre.”

“Faccia pure. E non è detto

che se incontrerà il mio Beppe

possa prendere il diretto

delle sei e trentasette.”

“Beppe? Scusi e chi sarebbe?”

“É il mio toro marocchino.

É men dolce del giulebbe.

Attacca sempre a capo chino”.

 

 

LA DAMIGELLA  D’ONORE

Sul sagrato della chiesa

la sposina si arrabbiò

perché la sua damigella

dopo un’ora arrivò..

Scura in volto, adirata,

con  la voce esagitata

ai presenti  brontolò:

“State certi, amici miei

che ai miei prossimi imenei

quella non l’inviterò”.

 

 

VENDETTA

Guardando il marito indaffarato

che teneva una sveglia tra le mani,

e vedendolo  assai  determinato,

“Hai qualche appuntamento per domani?”.

chiese  curiosa a lui la moglie Pina.

“No,  voglio solamente vendicarmi

di chi mi ruba il sonno ogni mattina.

Alle cinque sono stufo di svegliarmi!

Piazzerò la sveglia proprio nel pollaio

Così  quel  gallo che si crede un re

Saprà che effetto fa,

svegliarsi alle tre!”.

 

 

 

UN UOMO TRANQUILLO

Tre teppisti in autostrada

posteggiarono le moto

nel piazzale d’un motel

in un posto ch’era vuoto.

Poi ridendo, la masnada

verso il bar si avviò.

Un di lor, avendo visto,

un tranquillo camionista

che fumava senza fretta,

gli strappò la sigaretta

e gliela spense nel caffè.

Il secondo, sghignazzando,

della birra domandò,

poi ridendo e canticchiando,

sulla testa gli  versò.

Senza un cenno di protesta,

l’uomo, calmo, non fiatò,

e incurante delle gesta,

verso l‘uscio si avviò.

Allor con una spintonata

gli fe’ il terzo uno sgambetto,

e, per concluder la bravata,

lo distese  K.O.

Se ne andò quel poverino,

sol desioso di fuggir.

Testa bassa, capo chino,

prese posto sul suo Tir.

Sogghignando, un teppista,:

“Guarda un po’ - disse al barista, -

quello là non sa fumare,

non sa ber né  camminare”.

Il barista, sorridente,

indicandogli il piazzale

“ Anche a me sembra demente

e per di più non sa guidare.

Quel maldestro di un autista

sta facendo marcia indietro.

Col suo Tir vi sta sfasciando

le tre moto poste dietro”.

 

 

CALURA E SETE

Su un treno affollato,

nel meriggio infuocato,

un bimbo disperato

gridava a perdifiato

“Oh, mio Dio che sete  ho!

“Oh, mio Dio che sete  ho!

La madre esagitata,

gli promise, frastornata:

“Ti comprerò  una limonata

alla prossima fermata”.

“Io non posso più aspettare.

La mia sete ho da calmare.

Mi berrei  l’acqua del Po.

Oh, mio Dio che sete ho!

Oh, mio Dio che sete  ho!”.

I passeggeri esasperati

indispettiti e frastornati,

aspettavan disperati

la stazione di Frascati,

sopportando gli ululati

e i:  “Mio Dio che sete  ho

“Oh, mio Dio che sete  ho!”.

Finalmente alla stazione

s’acquistò una confezione

di sciroppo di limone

che il bimbo, golosone,

con piacere ingurgitò,

e di colpo si calmò.

Mentre il treno ripartiva

e in cuor suo ognun gioiva

per la calma ritrovata,

il bimbetto sorridente,

con un senso di sollievo,

“Brutta sete, lo dicevo:

O, mio Dio, che sete avevo!

O, mio Dio, che sete avevo!

 O, mio Dio, che sete avevo!”.

 

 

 

UN BEONE AL BAR

Ormai mezzo ubriaco e traballante,        

Gastone entrò nel bar di Don Filippo.

E gli gridò con voce  altisonante:

“Mesci da bere a tutti e pure a te!”.

L’oste servì con cura ogni avventore

e aggiunse per sé un buon liquore.

Poi presentò il conto da saldare.

Ma si trovò di fronte a un bel rifiuto

“Non pago nulla: e tu puoi constatare

Che il tuo vino io non l’ho bevuto.

E tutti qui lo possono giurare”.

Don Filippo infuriato e assai manesco,

lo prese a calci e gli fe’ un occhio pesto.

Il giorno appresso al bar tornò Gastone

e ripeté la solita manfrina.

”Mesci del vino a tutti e anche a te!

Mi raccomando, il miglior della cantina”.

Pensò il barista con rassegnazione:

‘Stavolta pagherà  il  buon Gastone’.

Ma quando gli portò il salato conto,

Gastone continuò a fare il tonto

“Nulla ti do perch’io non ho bevuto

e, quindi, caro mio,  ti fo un saluto.”

Preso il barista da una furia pazza

Lo cacciò via a colpi di ramazza.

Malconcio il terzo dì tornò Gastone.

ma temendo una dura punizione,

gridò:”Servi da bere a tutti, tranne te!”.

“Perché m’escludi dalla libagione?”

“Perché quando tu bevi è dimostrato:

diventi assai cattivo e scostumato”.

 

 

 

 

foto di gruppo

Alla cattedra seduta la maestra

mostrava agli scolari radunati

la fotogruppo presa giù in palestra.                    .

“Pensate, bimbi miei, tra quarant’anni,

- spiegava a quei visetti interessati, -

quando, purtroppo arrivano i malanni,

potrete  rivedere i volti amati

dei compagni dei giorni spensierati.

Potrete dir ‘Toh! Questa è la Lisetta.

Oggi rinomata, abile architetta.

E guarda un poco qui, il buon Renato,

oggi discute leggi nel Senato.

E questo è il  mio amico Salvatore.

Di chiara fama, oggi è un gran pittore.

E guarda qua il volto di Battista,

eccellente corridor e buon passista.

E questa sorridente è la Vanessa,

oggi di profession è avvocatessa.”

Dal fondo aula si levò una voce.

Era Pietrino un bimbo assai precoce

“Che bello! C’è pur lei, cara maestra,

vicino al direttor, il signor Torti.

Purtroppo allora voi sarete morti.!”.

 

 

 

CAPIGLIATURA FOLTA

Da Pietro, un famoso parrucchiere,

si presentò Einstein il capelluto.

“Mi sistemi i capelli per piacere,

questi che ho mi fan sembrare un bruto.

Mi van sugli occhi e non mi fan vedere,

per cui rischio sovente di cadere”.

Pietro esaminò la situazione

e, sfoltito ch’ebbe poi la chioma folta,

così parlò a Michele il suo garzone:

“Prendi una scopa e fanne una raccolta”.

Guardando poi la testa del cliente

“I  capelli li vuole tutti indietro?”.

“No, no! Non me ne faccio proprio niente!.

M’han dato già fastidio, caro Pietro.

Mi guardo ben dal rivolerli indietro!”.

 

 

SOLUZIONE DRASTICA

Un pompiere al bar della stazione

narrava la sua ultima missione.

“Pensate, tutto in fiamme fino al tetto.

Era un incendio proprio maledetto.

Urlava aiuto un uomo dal terrazzo

ed era fuor di sé e quasi  pazzo.

Voleva saltar giù,ma non osava

e il fuoco lentamente si appressava.

Con gli amici stendemmo un ampio telo

e lo invitammo tutti a saltar giù.

Alla fine si decise il poveretto

E con un salto venne giù dal tetto.

Ma sul tendone prese a rimbalzare

e nessun lo poteva acchiappare.

Andava su e giù come un pallone.

Sembrava un enorme farfallone

che volasse nel ciel come aquilone”.

“E che faceste voi per aiutarlo?”

gli chiese un cacciator di nome Carlo.

La soluzione al fin venne trovata.

Fu abbattuto con una fucilata.

 

 

 

UN CUOCO SOPRAFFINO

Un tipo strano si recò al mercato

e chiese a un fruttarolo indaffarato:

“Poiché devo condir la pastasciutta,

mescolando il ragù con della frutta,

vorrei un po’ di mele e un ananas,

per farli abbrustolire sul mio gas”.

Il fruttarolo lo guardò stupito.

Poi , sottovoce, disse “Ah, ho capito.

Lei vuole un sugo denso e colorato. 

Le mele le vuole verdi, gialle o rosse?”

“Io voglio solo mele molto grosse.

Sul fatto del color non ho alcun cruccio,  

perché le mele pria le lavo e poi le sbuccio”.

 

 

TERAPIE NUOVE

A seguito d’un grave incidente,

era stato trasportato all’ospedale.

Era rimasto con un solo dente

e la bocca era conciata proprio male.

Non poteva più parlar né mugolare.

Al pari d’una mummia era bendato

e nulla che potesse ingurgitare.

Tutto per via oral gli era vietato.

Il primario, contrario alle endovene,

avea trovato un metodo speciale,

per alleviare tutte le sue pene.

Di nutrirlo pensò per via anale.

E trovato l’orifizio del sedere,

vi introdusse un piccolo clistere,

riempito con una tazza di caffé.

Ma gli occhi strabuzzò il poveretto.

Poi con la destra scrisse su un foglietto

“Vi ringrazio assai per il caffé,

ma, disgraziati, lo zucchero dov’è?”.

 

 

 

RICEVIAMO DALLA GRANDE MELA

 

Ultima notizia da New York

letta su un noto network:

“In città, ogni secondo,

un pedon viene investito”.

 

COMMENTO:

“Per costui è pura jella          

perché nera è la sua stella.

Giace a terra frastornato,   

rattrappito ed acciaccato.

Non ha il tempo di pensarci

e decider sul da farsi

e cercar di rialzarsi.

Un secondo dura poco.

Se si alza  è finito

perché vien re-investito.

 

 

TEST  PER PAZZI

Un noto professore di Bogotà,

volendo valutar se qualche pazzo,

poteva rientrare in società,

tre ne accompagnò su un terrazzo.

Volendo valutare la lor mente,                          

Propose a tutti un test stupefacente.

“Sotto di voi c’è un piccolo bidone.

Volendo voi lavarvi come fate,

sapendo che laggiù c’è acqua e sapone?

Vi convien scendere a pie’ oppur saltate?”.

Senza rispondere il primo si tuffò.

Mancò il bidone e a terra si schiantò.

Saltò il secondo matto dal terrazzo,

gridando: “Io so volar e non son pazzo.”

Fece un bel volo, ma non fece centro.

Mancò il bidone e non vi finì dentro.

Il terzo guardò giù pien di timore,

“Non voglio scender, - disse,- né saltare.”

“Perché ? “ chiese curioso il professore.

“Perché, caro signor, non so nuotare”.

 

 

COSE DA PAZZI

Durante una gita in riva al mare,

un matto corse il rischio d’affogare,

ma un compagno esperto nel nuotare,

lo riportò a riva e lo salvò.

Accorse il direttor del manicomio

e al salvatore fece un grande encomio.  

“Purtroppo devo dirti con mestizia

e darti una ben triste notizia.

Poco fa l’amico tuo s’è impiccato”.

“La notizia mi lascia senza fiato.

Quando uscì dal mare era bagnato

per cui l’avevo messo ad asciugare

usando una corda da bucato”.

 

 

 

NEL CHIOSTRO SILENZIOSO

Un filo d’erba nato ai pie’ d’un pino

ondeggiava ai refoli del vento

che leggero soffiava ogni mattino

nel silenzioso  chiostro del convento.

Talvolta qualche soffio più violento,

Faceva urtar nel tronco l’esil filo

il qual, manifestando il suo scontento,

diceva  desolato “Scusa,  pino!’

Quel mattino il vento perdurava

e ad urtar il fil  continuava.

Continuarono cosi gli ‘scusa pino’

Che il filo d’erba disse quel mattino.

La situazion da tempo già durava

e l’albero maestoso si seccava,

tanto che alla fine, esasperato,

inasprito , imbufalito ed arrabbiato

tuonò dall’alto della verde cima

“E smettila alfin  con ‘sta manfrina!

Alla lunga tu m’hai proprio seccato.

E poi  che son coteste  confidenze?

Io voglio mantenere le distanze:

mettitelo in testa, pezzo d’un cretino,

che d’ora in poi mi dei chiamar  Giuseppe !

Mi  secca assai esser chiamato Pino”.

 

 

 

CONSIDERAZIONI ATTORNO AD FUNERALE

In una grigia giornata autunnale,

sotto un cielo plumbeo e imbronciato,

poca gente seguiva un funerale,

strascicando i piedi sul selciato.

Tutti vestiti d’abiti stracciati,

portando ai pie’ scarponi scalcagnati,

seguivan mesti un carro impolverato,

tirato da un ronzino spelacchiato.

Una bara, assi e chiodi arrugginiti,

coperta con dei fiori appassiti,

raccolti forse ai bordi della strada

tra l’erba secca e la gramigna rada.

Un passante, osservando la sfilata,

mormorò con voce assai accorata.

“Son disperati, son povera gente;

dalla vita non han avuto niente”.

Scommetto – aggiunse poi con voce calma –

Che nella bara non c’è neppur la salma”.

 

 

 

IL MIO AMICO TONTOLINI

Incontrai il mio amico Tontolini

di ritorno dalla zona dei giardini.

Teneva ambo le man poggiate all’anca;

era sudato e avea la faccia stanca.

Stupito assai per quella posa strana,

che ricordava un’anfora romana

coi manici ricurvi, tondeggianti,

che faceva sorridere i passanti:

“Che fai, - gli chiesi – in quella  strana posa?

Mi sembra fuori luogo e indecorosa”.

L’amico mi fissò tutto stupito;

Poi si guardò e l’uno e l’altro lato.

Si voltò indietro, mogio ed avvilito

“Due angurie , accidenti, m’han  fregato”.

 

 

 

UN TOPO NEL TASCHINO

Un ubriaco con un topolino

che gli spuntava fuori dal taschino,

bisticciava col garzone di un bar.

Con voce già impastata per il vino,

gridava “Voglio ancor del maraschino,

Me lo versi in un grosso bicchierone

con dentro molto succo di limone!”.

“A lei, signore mio, non do più niente:

non voglio che le venga un accidente

e, quindi, vada via, quella è la porta.

Se beve ancor le scoppierà l’aorta”.

Alla fine dell’accesa discussione,       

col volto del color del pomodoro,

l’ubriaco, adirato come un  toro,

gridò: “Ma va’ all’inferno, mascalzone!

E porta pur con te anche padrone!”

Il topolin, che avea assistito al fatto,

aggiunse in tono molto soddisfatto:

“E non dimenticar neppure il gatto!”.

 

 

 

BARUFFA AL CIMITERO

Guardando incuriosito

 il volto maciullato

il corpo un po’ingobbito,

un braccio ingessato,

chiesi all’amico Piero:

 “Che cosa ti è successo?”.

“Sono stato al cimitero

 per seppellir mia suocera.

È  stato un giorno nero,

una ben triste opera”.

“Ma questo cosa c’entra

con tutte le ferite

che ti ritrovi addosso?”.

“Quella si difendeva,

gridando a più non posso, 

mi dava bastonate,

e quante ne ho buscate!

Delle sue urla ancora

 il cimiter  rimbomba.

Non ne volea saper

di entrare nella tomba”.

 

 

 

IL PRIMO MESTIERE

 Discutevan tre dottori

sui mestieri“superiori”,

quale il primo, fosse stato

ad emerger nel Creato.

Il chirurgo disse: “È il mio!.

Son sicuro, in fe’ di Dio!

Nacque quando al buon Adamo,

tolse Dio una costoletta,

per plasmar con la sua mano

una Eva assai perfetta”.

“Caro mio tu sei in difetto.

Chi dal caos trasse le stelle,

- gli rispose un architetto -

-scintillanti, chiare, belle?

Solo abili architetti

 coi lor calcoli perfetti”.

“Vi sbagliate tutti e due.

- disse loro un avvocato -

Il mestier primo arrivato

lo creò un mio antenato.

perché solo a lui risale

tutto il caos primordiale”

 

 

MADRE, FIGLIO E NONNI

“Orsù, Carletto, indossa il cappottino,

ti porto dalla nonna e dal nonnino”.

“Ah no! Dai nonni non ci voglio  andare,

con loro mi sto sempre ad annoiare.

Mai che si possan fare tre risate,

mi sembrano due mummie imbalsamate.

Se ne stan zitti e non mi parlan mai:

mi sembran soffocati dai lor guai”.

“E smettila alla fin di protestare!

Tanto dai nonni tu dovrai andare.

Verso le cinque ti raggiungerò

e torneremo a casa col metrò”.

Carletto la guardò con volto scuro

e incavolato al par d’un toro nero:      

le disse poi in tono molto duro,

 “Mi dici che farò sino alle cinque,

accanto alla lor tomba in cimitero?”.

 

 

 

IN VISITA DAL Dr. HOUSE

Dopo una lunga visita accurata,

durata quasi mezza mattinata,

il medico annunciò all’ammalato

l’esito del check-up effettuato

“ Si rallegri : è tutto nella norma.

Sia fiducioso e stia sereno.

Il suo fisico è in perfetta forma.

Comunque, altri esami effettueremo

E, vedrà, che qualche cosa troveremo”.

                                    ì

 

 

RAPINA IN TRENO

“Mani in alto!  E’ una rapina!”

gridò truce il malfattore.

Poi puntò la carabina 

contro un uomo di colore.

Il  negretto lo squadrò.

abbassò ambo le braccia

e sorridendo lo fissò,

senza tema di minaccia:

“Per un po’ ci resto secco.

 M’è venuta una paura.

  Sa, son privo di biglietto

 e ho pensato con terrore

che lei fosse il controllore.

 

 

SOLIDARIETA’ ANIMALE

In un caldo soffocante

 procedeva un elefante.

Trasportava una formica

senza far grande fatica.

La formica, preoccupata

per la lunga passeggiata,

timorosa di stancare

col suo peso l’animale:

“Che ne dici, caro amico,

se ti dessi un poco il cambio?

 Or ti fermi e vengo giù

e tu mi sali un poco su..”

Detto, fatto. E il gran bestione

 salì sulla formichetta

e, con sua costernazione,

la ridusse a una polpetta.

Morale

Essere solidale a volte è un gran male.

 

 

UN CAMERIERE LENTO

In attesa al ristorante

un cliente assai affamato,

fece un cenno un po’ pressante

a un servente indaffarato.

Quello calmo e senza fretta,

s’appressò al tavolino,

con sul braccio una salvietta

e in mano il suo taccuino.

Lo guardò serio il cliente. 

Il suo sguardo era seccato,

ma poi chiese gentilmente

con un tono assai garbato:

“Scusi, ha cosce  di rana?” 

“No, ho solo i piedi piatti

e per giunta un po’ d’artrite

cui s’è aggiunta una flebite.”

 

 

MIRACOLO A  LOURDES

Lungo la strada vicino alla grotta

In mezzo ai pellegrini in frotta

che s’affollavan intorno alla fontana

S’aggirava una figura strana.

Un ometto dall’aspetto trasognato,

si guardava attorno assai preoccupato.

Con voce tremolante mormorava.

“Non posso ancora crederci! Io cammino!

Ma guarda un poco tu che bel destino!”.

“Fratello mio, - gli disse un fraticello-

questo è un miracolo ed è il più bello!

Ora potrai camminare per il mondo,

girarlo sia in largo che in tondo”.

“Miracolo un corno, amico mio!

L’auto che avevo appena comperata,

Qualcuno poco fa me l’ha rubata”.

 

 

SUOCERA E GENERO

Col volto graffiato,

un occhio acciaccato

la testa insanguinata

una mano fasciata,

entrò zoppicante

in un bar di Via Dante.

“Ma che t’è capitato?

-gli chiese il barista.-

Qualcun t’ha menato?”.

“Vengo dal cimitero.

Mia suocera ho sepolto.

E’ stato un giorno nero,

che m’ha stressato molto”.

“E che c’entran le ferite?”.

“Che vuoi, si dibatteva.

E seppure moribonda,

Saper non ne voleva

D’entrare nella tomba”.

 

 

MANOVRA AL PARCHEGGIO

 

Una vecchia signora

Entrò in un parcheggio

Sperando di trovare

Un comodo posteggio.

Ce n’era uno solo

E lenta s’accostò.

Ma un giovane bulletto

Il posto le rubò.

“Son giovane e veloce”.

Disse ridendo il bullo.

Senza neppur fiatare

La vecchia retrocesse.

Poi ingranò la quarta

E l’auto tamponò.

“Ed io son vecchia e ricca.

E per di più son scaltra.

Doman dal venditore

Ne acquisterò un’altra”.

.

 

S.P.Q.R.

 

Un contadino della Ciociaria,

senza denaro ma assai affamato,

baldanzoso entrò nell’osteria

e  chiese all’oste un pranzo raffinato.

Satollo, alquanto brillo e a pancia piena,

si guardò attorno e vide appeso a un muro,

un quadretto appeso a una catena,

che riportava un motto molto oscuro.

S.P.Q.R. - c’era scritto -

Sol con lui avrai ogni diritto.

Dopo averci un po’ rimuginato

pensò la soluzion d’aver trovato.

Di tasca trasse un portafoglio rotto.

“Oste, di qui ripasserò  un giorno.

E potrò far quanto prescrive il  motto:

Scusate Pagherò Quando Ritorno”.

“E no, mio caro, tu non leggi bene.

Bisogna incominciare dalla fine

E leggere in  tal modo, amico mio,

E solo allora potrai dirmi addio.

Tu capirai di certo, non ne dubito

di Restar Qui (e di) Pagare Subito”.

 

 

RAPINA IN TRENO

“Mani in alto! E’ una rapina!

Gridò truce il malfattore.

E puntò la carabina

Verso un uomo di colore.

Il moretto, sorridente,

abbassò ambo le braccia,

poi, rivolto al malvivente,

e fissando la sua faccia,

mormorò : “Dio che paura!

Per un po’ mi prende un colpo

Già pensavo con terrore

Che lei fosse il controllore”.

 

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