SAINT VINCENT

 

1986 (961) La leggenda di Re Artù. (vedi Gran Bretagna)

  

 

2001 (4128/31)  Quadri di Rubens: Prometeo, Vulcano, Saturno, Polifemo

Saturno. Nella Teogonia di Esiodo, nel racconto della creazione dell'universo e della salita al potere di Zeus, Saturno viene identificato come figlio di Urano, il Cielo, e di Gea, la Terra. Saturno salì al potere, evirando e detronizzando il padre Urano ma venne profetizzato che un giorno uno dei figli di Saturno lo avrebbe a sua volta detronizzato così, per evitarlo, divorò tutti i figli appena nati. La moglie di Saturno, Opi, nascose il suo sesto figlio, Giove, nell'isola di Creta,dove fu cresciuto dalle ninfe, ed al suo posto offrì a Saturno un grosso masso avvolto in fasce. In seguito Giove detronizzò Saturno e gli altri titani, liberando così i suoi fratelli inghiottiti dal padre e diventando il nuovo governatore del Cosmo.

In memoria dell'era mitica durante la quale Saturno aveva governato su tutto il creato, venivano celebrati grandi festeggiamenti chiamati Saturnalia che avevano luogo nei mesi invernali, all'incirca al solstizio d'inverno. Originariamente duravano un solo giorno, ma in seguito ebbero durata di una settimana. Durante i Saturnalia, il ruolo di padroni e schiavi veniva invertito, i vincoli morali venivano meno e le regole dell'etichetta ignorate. Si pensa che i Saturnalia ed i Lupercalia siano le origini del Carnevale. Saturno può essere associato alla divinità Chronos.

Polifemo. Nella letteratura classica, Polúphemos (letteralmente « che parla molto, chiacchierone » oppure « molto conosciuto ») è il nome di un ciclope citato da vari autori antichi: Omero, Teocrito, Euripide, Ovidio, Virgilio. Nell'Odissea Polifemo è un ciclope, figlio di Poseidone e di Toosa, una ninfa dei mari. Omero ci narra che Ulisse, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, sbarca nella Terra dei Ciclopi (forse la Sicilia). Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunge la grotta del più terribile di tutti, Polifemo, dove lui e i suoi compagni vengono catturati dal gigante. Sei dei suoi compagni vengono divorati vivi. Per sfuggire alla prigionia di Polifemo, Ulisse escogita una trappola. Innanzitutto offre del vino dolcissimo al Ciclope che, ringraziandolo prima di crollare ubriaco nel sonno, gli chiede il suo nome. Ulisse gli risponde di chiamarsi "Nessuno". Dopodiché Ulisse lo acceca bruciandogli l'unico occhio con un bastone di ulivo arroventato, donatogli, si pensa, da Atena. Polifemo urla così forte che gli altri ciclopi si svegliano. Essi corrono alla sua grotta mentre Ulisse e i suoi compagni si nascondono vicino al gregge del ciclope Polifemo. I ciclopi chiedono a Polifemo perché avesse urlato così forte, ed egli dice che "Nessuno"  sta cercando di ucciderlo. I ciclopi pensano sia ubriaco e lo lasciano nel suo dolore. La mattina dopo, mentre Polifemo fa uscire il suo gregge, Ulisse e i suoi compagni scappano. Quando il ciclope si accorge che Ulisse è scappato, va su una scogliera e comincia a scagliare pietre alle navi di "Nessuno". Ma  queste riescono ad allontanarsi senza subire danni.

 

2003 (4567/74+ BF 561)  Arte giapponese. Fantasmi e demoni.

Serie composta da capolavori di artisti giapponesi che ritraggono personaggi di fiabe e racconti del supernaturale. Stampati su tavolette di legno richiamano all’attenzione di  chi le osserva molti dei fantasmi, spiriti e divinità del folklore giapponese e delle leggende. Essi variano nel tempo dal 17° al 19° sec.  I personaggi sono tratti da: Shoki, La Montagna del serpente, Pianto notturno, Sadanobu e Oni, Un raduno di streghe in via Tokaido, Kiyohime e la luna, Il fantasma di  Matahachi.

 

 

 

SAINT VINCENT & GRENADINE

 

2001  (4318/23) La leggenda di Bo Le e il cavallo. 

Bo Le fu un leggendario esperto di cavalli. Visse nel quinto secolo A.C. La storia del cavallo (raccontata  nel foglietto) è una delle tante, forse la più famosa, che servì a tramandare la sua notorietà.  Un giorno, mentre era in viaggio su una scoscesa e  dirupata  strada di montagna, vide un cavallo che trascinava un grosso  carro  completamente carico di merce. Il cavallo era emaciato, visibilmente stanco, aveva un ferro rotto ad un piede che lo faceva zoppicare, teneva testa e coda entrambe volte verso terra. Era coperto di sudore e aveva il respiro pesante e affannoso. Nonostante ciò il brutale cocchiere  continuava ad incitarlo urlando e lo pungolava continuamene.   D’un tratto, su un pendio scosceso, il carro traballò  e si abbattè su un fianco, trascinando a terra l’animale.

Bo Le si precipitò in suo aiuto e, scansato bruscamente il cocchiere, aiutò il cavallo a rialzarsi. Poi, toltosi la tunica, gliela mise sul dorso, accarezzandolo delicatamente.

Alla gente che commentava l’accaduto spiegò che quel cavallo era tra i migliori discendenti di una razza rara. E,  mentre parlava,   il cavallo all'improvviso, alzò verso il cielo le zampe anteriori. La gente applaudì di fronte a quel fatto che non aveva precedenti nella storia.

 

 

 

EL SALVADOR

 

2004  (1565/8) Leggende: La carreta chilona.  La Siguanaba. Il giudice della notte. El Cipitio

La carreta Chillona. Dicono che per lungo tempo e fino ad oggi, ogni Venerdì sera, in alcuni villaggi in El Salvador, allo scoccare della mezzanotte, il suono del rotolar di un carro strano inizia dalla profondità delle pianure e lentamente si avvicina. E quanto più si fa vicino, tanto, più impaurisce chi lo ode.

Vi sono molte storie di streghe legate alla carretta. Una in particolare racconta la vicenda di un certo Majin. Majin era un giovane che viveva in una piccola città di El Salvador. Accade che un venerdì  notte, di ritorno da una visita ai parenti, camminava tranquillo per strade illuminate dalla luna. Majin non aveva paura di nulla. Aveva in precedenza incontrato il Cipitio e si era anche accompagnato con la Siguanaba e Cadeio. Ma quella notte aveva come compagno il suo cane da guardia Palomo. Quando arrivò a due chilometri da casa sua udì il suono di avvicinamento di una carreta e subito cupi pensieri gli si affollarono alla mente. .

Quando giunse nei pressi della sua città, nelle vicinanze del cimitero, brividi di paura e di sudore gelato lo colpirono alla schiena. Si rannicchiò  pieno di paura, i capelli ritti, e udì l’eco dello starnazzare di galline impaurite e i  rauchi latrati dei cani terrorizzati. Non presagiva nulla di buono e, saltata la recinzione del cimitero, si nascose dietro alcuni ananas. Vide un carro penetrare nel cimitero e si accorse  che non era trascinato da alcun animale. Si muoveva da solo. Sul carro giacevano cadaveri di sconosciuti. Il carro era seguito da specie di zombie. Majin svenne e non ricordò come riuscì a raggiungere la sua casa. Stette a letto per tre giorni con la febbre.  Da quel venerdì notte fu sempre assalito da incubi e paure. Tutti pensarono che il carro che aveva attraversato le città portava al cimitero le anime delle persone malvagie.

 

La Siguanaba.  Siguanaba o Sihuehuet (bella donna), è un personaggio della mitologia di El Salvador. La leggenda ha un'origine comune ed è legata alla leggenda della Cegua del Nicaragua, Costa Rica, e anche con La Chuca o Sucia in Honduras. Es parte importante del folklore Salvadoreño. Rappresenta una parte importante del folklore salvadoregna.

Si racconta che la Siguanaba ebbe una relazione con il figlio del dio Tlaloc e  rimase incinta. Quando nacque il figlio, si  rivelò subito una cattiva madre, lasciando il bimbo solo per incontrare il suo amante. Quando Tlaloc scoprì quello che stava accadendo a Sihuehuet la maledisse e la chiamò Sihuanaba (brutta donna).  Da quel momento lei rimase sempre bella ma quando gli uomini le si avvicinavano, si trasformava diventando un essere orribile a vedersi.

Il dio la condannò a vagare per la campagna, e ad apparire davanti ad uomini che viaggiano da soli di notte. La  Siguanaba di notte vaga in prossimità dei fiumi, laghi e altri luoghi con acqua, per lavare i vestiti ed è sempre in  cerca del figlio Cipitío, cui è stata concessa l'eterna giovinezza dal dio Tlaloc, come sofferenza per lei.

Secondo la storia culturale appare regolarmente anche in aree iisolate, in particolare zone di discarica  dei rifiuti, in anfratti solitari, dove porta gli uomini per amori illeciti, causando la loro morte.

 

Il giudice della notte. E’ un personaggio della leggenda di El Salvador.Secondo la tradizione orale, è un fantasma che appare a coloro che vagano per le strade di campagna a tarda notte, altri lo descrivono montato su un cavallo nero. In tutti i racconti è descritto come un uomo alto privo della  testa. Quando appare è circondato da una nube di fumo. Coloro che sono stati sorpresi dal Giudice, sostengono di essere stati invitati a tornare alle loro case, perchè la notte appartiene solo a lui.  In più di una occasione, appare come una specie di tutore della legge e pronto ad applicarla.

Tale figura appartiene solo al folklore di El Salvador  e la sua origine sembra risalire al  tempo della colonizzazione spagnola .

 

El Cipitio.  Cipitio è un personaggio leggendario del folklore salvadoregno.  E’generalmente raffigurato come un ragazzo di 10 anni con un grande cappello e una grande pancia. Il suo nome deriva dal Nahuatl parola che indica un bambino: "Cipit" o "Cipote".

Secondo la leggenda, egli è il figlio di una storia adulterina d'amore proibita tra una regina indigena chiamata Sihuehuet o Ziquet, ormai comunemente nota come La Siguanaba, con il figlio del dio Tlaloc. Cipitio è figlio di questa unione. Quando il marito di Ziguet scoprì il tradimento chiese giustizia al dio molto potente Tlaloc.  Ziguet e Cipitio furono maledetti e condannati da Tlaloc.  Cipitio doveva continuare a vivere rimanendo sempre un bimbo di 10 anni con i piedi rivolti all'indietro, come ricordo della vicenda contorta ed illecita dei suoi genitori. Si raccontano storie di contadini che trovano nei loro campi le orme di un ragazzo. Se cercano di seguirle si perdono perché, non sapendo che Cipitio ha i piedi all'indietro, lo seguono nella direzione sbagliata.

Cipitio è rappresentato come un ragazzino cui piace mangiare la cenere, gettare sassi contro le belle signore, mangiare una varietà di banane chiamata "Guineo Majoncho". Poteva anche teletrasportarsi dovunque voleva.

Un paio di racconti sul personaggio si trovano nel libro Cuentos de Cipotes, opera  dello scrittore e poeta salvadoregno Salvador Salarrué.

In uno show televisivo per la salvadoregna Educational Television Station è interpretato da Rolando Meléndez, che ha svolto il ruolo per diverse stagioni. Ogni episodio presenta i problemi che i bambini salvadoregni trovano nelle loro comunità, famiglia, scuola. Cipitio li aiuta attraverso   l'insegnamentodella morale e dei valori civici.

 

2012 El cadejo  Il sacerdote  senza testa

El cadejo  ( vedi Belize)

Il sacerdote (o padre o fratello)  senza testa. E’ un personaggio che appartiene al folklore  latino-americano. Il mito ( con qualche variante,  presente in Messico,Guatemala, Nicaragua, Costarica, Panama, Cuba, Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Cile, Uruguay, Argentina) ha sempre come protagonista  il fantasma di un sacerdote, senza la testa.

 La leggenda racconta che di notte appare dal nulla il fantasma di un sacerdote (o frate o monaco)  con il suo abito talare o quello dell’ordine cui appartenne, ma con la particolarità di essere privo della testa, provocando paura e panico tra la gente. Alcune versioni della leggenda concordano sul fatto che il personaggio era un prete cattolico il cui comportamento non era appropriato per una persona del suo stato sociale e che, come punizione per le sue azioni, fu decapitato o fu ingiustamente decapitato dai suoi nemici. Dopo la sua morte, vaga di notte  sia per le strade o nelle cappelle, sia nelle chiese e altri luoghi di culto come muto testimone che chiede giustizia per la sua morte. Si dice pure che a volte appaia all'interno delle chiese per celebrare Messe e riti religiosi, o all'interno di locali e di alcune vecchie scuole o edifici in cui si dice che un sacerdote sia  morto in circostanze misteriose. Infine, un'altra caratteristica di questi fantasmi è quella di apparire in luoghi in cui sono tenuti i tesori, gelosamente custoditi.

L’origine  della leggenda sembra risalire al periodo coloniale di evangelizzazione quando la  Chiesa aveva un potere esecutivo verso i sacerdoti rei di aver commesso crimini.

Leggende di fantasmi senza testa che vagano nella notte si possono trovare in tutte le culture. In Francia, ad esempio, vi è la leggenda St. Denis che fu decapitato sulla collina di Montmartre.

 La leggenda vuole che il Santo, dopo la sua decapitazione, raccogliesse da terra la sua testa e camminasse sino al luogo dove fu fondata la chiesa.

 

SAMOA

1971 (284/7) Leggende.  La regina Salamasina. Lu e i polli sacri. Il dio Tagaloa pesca Samoa dal mare. Il monte Vala e lo stagno delle lacrime.

La teoria più accreditata dice che i samoani, come gli altri polinesiani, siano originari delle Indie Orientali, della Penisola della Malesia o delle Filippine, ma gli abitanti del luogo la pensano diversamente. Essi ritengono di rappresentare la culla della cultura polinesiana, una stirpe plasmata dal dio Tagaloa mentre era intento a creare il mondo (la leggenda samoana dell'origine del mondo è incredibilmente simile a quella raccontata nel libro della Genesi).

Durante una delle grandi migrazioni Polinesiane una giovane donna samoana chiamata Pele arrivò alle Hawai con la sua famiglia e si sistemò nei pressi della collina di Mauna Loa, vicino al cratere di Kilauea. Poiché questa famiglia era immune dalle perturbazioni generate dal vulcano venne attribuito loro un potere soprannaturale e così la superstizione popolare fece entrare Pele nella leggenda. I poeti dell'isola narrano della sua bellezza, del suo coraggio e dei suoi occhi splendenti dei quali gli uomini si innamorano.

Una vecchia leggenda racconta che un tempo un enorme bestione, Kamapuaa, saccheggiava le terre ed insidiava le donne. Venuto a conoscenza della mitica Pele si recò nei pressi del vulcano per conoscerla e corteggiarla alla maniera tradizionale, con dolcezza. ma il rifiuto di Pele alla sua corte scatenò le ire di Kamapuaa che uccise la maggior parte dei componenti della famiglia, costringendo Pele ed i superstiti a rifugiarsi in una caverna segreta sulla montagna.

Mentre Kamapuaa e i suoi seguaci  stavano dando dimostrazione della loro forza malvagia, il vulcano eruttò, costringendoli alla fuga con le sue colate laviche. Kamapuaa dovette scappare con la sua imbarcazione inseguito persino in mare dal fiume infuocato di roccia fusa.

Quando l'eruzione finì, l'imboccatura della caverna dove si era rifugiata Pele rimase ostruita dalla lava solidificata: la collera della montagna l'aveva seppellita per sempre. Gli Hawaiani credono  che
 i frequenti  tremori della montagna siano  causati da Pele che cerca di liberarsi.

La regina Salamasina. era la figlia di Vaeitoefaga e di Tamalelagi.  Fu   la prima donna a riunire quattro titoli reali preminenti e a  diventare il monarca supremo delle Samoa. Regnò a lungo e affrontò diverse guerre civili.  Ebbe un figlio che le succedette nel potere.

Il dio Tinilau o Tagaloa è una delle più antiche divinità polinesiane. E’ il dio del mare, figlio di Rangi creatore del cielo e della terra. Tagaloa ebbe due figli ,Losi e Fue, anch’essi considerati dei.Nella mitologia polinesiana di Samoa le storie sui di lui e sua moglie Sina sono popolari e sono state oggetto di molte leggende. Ecco alcuni esempi:
Tinilau presta temporaneamente le sue due tartarughe ad 'Ae, un tongano suo discepolo. Quando questi  arriva a casa, uccide le tartarughe e prepara una grande festa per il suo popolo. Durante il banchetto un'onda sanguinosa lava sulla spiaggia.  Per l’offesa subita, Tinilau chiede una riunione di tutti gli dei vendicatori di Savaii. Questi si recano a Tonga, catturano 'Ae che, ubrioaco, si era addormentato e lo portano da Tinilau. Quando 'Ae si sveglia, sente il canto di un gallo che gli ricorda quello che aveva sentito quando abitava con Tinilau. 'Ae, non sapendo che si trova proprio in casa di Tinilau, comincia a parlar male del suo maestro per cui viene ucciso e mangiato.
Sina rifiuta le offerte di matrimonio dal re di Tonga e Fiji , e preferisce sposare e vivere vicino a Tinilau, e alle sue molte mogli.Un giorno, Tinilau va a pesca, e una delle mogli gelose ruba l'anima di Sina. Per ritrovarla e restituirla alla sposa Tinilau dovrà viaggiare verso il sole.
Un pesce, preparato per il banchetto di nozze di Sina e Tinilau è mangiato da una delle altre mogli di Tinilau. Questi incolpa Sina dell’accaduto e la bandisce nella foresta con due servi. Quando Lupe, fratello di Sina, sente che cosa è successo alla sorella, la raggiunge e immerge nell’ombra tutta la Terra. Poi presenta in dono a Sina dei pregiati tappeti per il suo matrimonio. Sina canta una canzone per lamentarsi del suo duro esilio, chiedendo di essere riportata indietro. Tinilau lo viene a sapere e uccide le sue mogli, raccontando a Lupe che vuole solo Sina accanto a lui.  Sina torna a vivere con Tinilau.
- Sina è anche il nome della dea luna samoana, conosciuta in Polinesia anche con il nome di Ina. E il suo nome è anche legato all’origine della noce di cocco. Si racconta, infatti che Sina teneva un'anguilla in un vaso e l'allevava amorevolmente. Quando l’anguilla  si fece grande, lunga quanto un uomo, la liberò in un laghetto. Un giorno mentre faceva il bagno venne assalita dalla grande anguilla. Strillando fu sentita e salvata dal popolo di Upolu che condannò a morte l'anguilla-uomo. Prima di morire, l'anguilla-uomo (conosciuta anche come il dio Tuna) chiese a Sina come ultimo desiderio di essere seppellito sotto la sabbia lungo la costa. Dopo un po’ di tempo nacque una palma da cocco, simbolo e dono del dio.
 

Pili. Il dio geco. Il geco è creduto essere la rappresentazione dello spirito degli avi da molte popolazioni  del Pacifico.

 

1996 (BF 55)  La lepre che pesta nel mortaio.

Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo dell'associazione dell'animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della "lepre nella luna" appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane,  indiane e polinesiane.

Nella tradizione buddhista le leggende narrano che una lepre si sacrificasse per nutrire Buddha affamato balzando nel fuoco. In segno di gratitudine Buddha impresse l'immagine dell'animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello e un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità e figure di lepri e conigli vengono costruite in occasioni delle feste lunari. La lepre è considerata un animale Yin che viene dal Polo Nord, recando il saluto della Dea della Luna. Amuleti di Giada verde raffiguranti la lepre sono costruiti e regalati per augurare buona sorte.

 

 2005   (992/5)  Leggende di Samoa: Sai Dau i primi uomini. Tuimano e la volpe. Fonuea e Solfa sfuggono alla fame. Patea e il demone marino.

 

 

 

 

SAN MARINO   (Repubblica di)

 

1997  (1556/7) Leggenda: San Marino.  San Marino era un tagliapietre dalmata, convertito al cristianesimo e impegnato nel convertire gli abitanti del Monte Titano. Si narra che un giorno un enorme orso assalì e uccise il mulo dello scalpellino. Questi, invece di reagire, parlò all’orso, gli spiegò il male che aveva fatto e, come fece San Francesco col lupo di Gubbio, l’ammansì.

Un’altra leggenda raffigurata nel secondo dentello, racconta che un giovane di ricca famiglia,  di nome Verissimo,  voleva cacciare Marino dal suo eremo.  Ma fu colpito da paralisi e rimase anche muto. La madre del giovane, Felicissima, intercedette per il figlio e S. Marino lo guarì. In cambio ricevette in dono il Monte Titano e la conversione di molte persone.

 

SARRE

 

1958  (415/6) 

Fiabe: La volpe che ha rubato l’oca. Il cacciatore del Palatinato

 

 

 

 

SENEGAL

 

 

1970  (86/7 P.A.)  Fiaba: La fata di Papa Sidi Diop.

 

 

 

SIERRA  LEONE

Leggende del mare.

Nel 1996 le Poste della Sierra Leone iniziarono ad emettere dei foglietti dedicati a leggende marine di tutto il mondo. La serie dei foglietti si concluse nel 1998 e comprese 18 serie (formate da uno o due valori ciascuna). Ogni valore è presentato in un foglietto che contiene anche indicazioni sul tema trattato. I temi presenti sono:

 

 Sierra Leone  1996/8  (fog.)      

1996  (2 BF) Leggende del mare 1° serie. Leggende del mare. La figlia del drago         marino.

1996  (2BF) Leggende del mare 2° serie. Il primo totem. L'uomo acquatico di  P. Anderson.

1996  (2 BF) Leggende del mare 3° serie. La sirena. Così si ingozzò la balena.

1996 (2 BF) Leggende del mare 4° serie.  Gli oceani segreti di B. Ballantine. L'orca  assassina.

1996 (2 BF) Leggende del mare. 5° serie. Attacco dell'aquila alla balena. Giona e la balena.

1996  (2 BF) Leggende del mare 6° serie. La foca magica. Ulisse e le sirene.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 7° serie. La sirenetta. Il delfino sacro.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 20000 leghe sotto i mari. La canzone della balena.

1997  (2 BF) Leggende del mare. V serie Lilith. La regina delle isole Orkney di L.E.Richards.

1997  (2 BF) Leggende del mare. VI Afrodite. Fede (polena).

1997  (1 BF) Leggende del mare. 8° serie.  I Waskos.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 9° serie. Astronave ad Atlantide. L'ecclesiastico del mare.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 10° serie. Poseidone. Il vecchio marinaio.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 11° serie I soldati di Poseidone Centauro. Il 'Flying Dutchman'.

1997  (2 BF). Leggende del mare. 12° serie. Il dragone terrestre. Il tritone.

1997  (2 BF) Leggende del mare. 13° serie. Serpente. Afternoons.

1998  (2BF) Le leggende del mare 15° serie: Il salvataggio di Natshilane.  I delfini di Pern.

1998  (2BF) Le leggende del mare 16° serie: Tom Swift in versione sub. Le città sommerse.

1998  (2BF) Le leggende del mare 17° serie: Le leggende dell'albatros. La fuga di Arion

1998  (2BF) Le leggende del mare 18° serie: Moby Dick. Kelpie

 

 

2001  (3399/406 + BF 509)  I cavalli leggendari della letteratura: Piebad di E.Bagnold; Strider di L. Tolstoi; Black Beauty di A.Sewell; Red Pony di J. Steinbeck; Black Stallion di W Farley. Misty di M. Henry; Ronzinante di Cervantes

2001  (3467/72 + BF 524)   I cavalli della mitologia: Arvak Alsvid;  Pegaso; Sleipnir; Veillanfif; Grani; Galatee; Xanto e e Balio.

Piebald. National Velvet è   un romanzo di Enid Bagnold (1889-1981), pubblicato la prima volta nel 1935.  Narra  la storia di una ragazza di 14 anni di nome Velvet Brown, che cavalca il suo cavallo Piebald e lo porta alla vittoria  nel Grand Premio Nazionale Siepi. 

Strider. Kholstomer, anche tradotto come Strider, è una delle storie più suggestive della letteratura russa E 'stata iniziata da Lev Tolstoj nel 1863 e lasciata incompiuta fino al 1886, quando fu rielaborata e pubblicata come Kholstomer: Storia di un cavallo .

Black Beauty. Black Beauty: autobiografia di un cavallo  o anche più semplicemente Black Beauty, è un romanzo di Anna Sewell. E’ l'unica opera dell'autrice, scritta per attirare l'attenzione sulle crudeltà a cui erano spesso erano sottoposti i cavalli. Il libro fu pubblicato nel 1877, pochi mesi prima della morte della scrittrice.

Red Pony. Il cavallino rosso è un romanzo a episodi scritto da John Steinbeck nel 1933.  I primi tre capitoli furono pubblicati su riviste. L’opera   completa è stata pubblicata nel 1937 da Covici Friede. I racconti del libro sono legati ad un un ragazzo di nome Jody Tiflin. Il libro ha quattro diverse storie di Jody e della  sua vita con il padre inn un ranch californiano.

Black Stallion  . Personaggio di un  libro scritto  nel 1941 da Walter Farley. E’ ispirato alle gesta di Man o' War, cavallo di razza purosangue inglese, campione negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo. Il libro è il primo di una saga composta di 21 volumi  tra i quali una biografia dedicata proprio al grande campione, scritta nel 1962.

Misty. Misty di Chincoteague è un libro  scritto nel 1947 da Marguerite Henry, ispirato da un vero e proprio Pony Chincoteague di nome Misty. Situato sull'isola costiera di Chincoteague, Virginia, il libro racconta la storia della famiglia di Beebe e gli sforzi per domare una puledra nata da un cavallo selvaggio. Il libro ha vinto il premio  Newbery Honor.

Ronzinante.  Nome del cavallo di Don Chisciotte dal romanzo Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes. Si  tratta di un ronzino. Don Chisciotte, prima di partire per diventare un cavaliere errante, gli diede questo nome perché gli appariva "maestoso" e "sonoro". Il suo padrone pensò ininterrottamente per quattro giorni per trovargli un nome. Nonostante Ronzinante fosse un cavallo di scarsa qualità, Don Chisciotte lo considerava alla pari dei più grandi cavalli mai esistiti, come Bucefalo di Alessandro Magno e proprio col suffisso "-ante" il padrone lo identificava come il primo dei cavalli.

Arvak Alsvid. Nella mitologia norrena , Árvakr ("presto sveglio") e Alsviðr ("molto veloce"  ) sono i cavalli che tirano ogni giorno il sole  attraverso il cielo.

Pegaso. È il più famoso dei cavalli alati. Secondo il mito, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore.

Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizialmente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori fino all'Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da Atena, viene successivamente addomesticato da Bellerofonte, che se ne servì come cavalcatura per uccidere la Chimera. Dopo la morte dell'eroe, avvenuta per essere caduto da Pegaso, il cavallo alato ritornò tra gli dei.

Terminate le sue imprese, Pegaso prese il volo verso la parte più alta del cielo e si trasformò in una nube di stelle scintillanti che hanno dato vita ad una costellazione.

Sleipnir.  Nella mitologia norrena è il cavallo di Odino. Di color grigio, dotato di otto zampe, è il miglior cavallo che esiste e il più veloce. È in grado di cavalcare il cielo e le acque. Il suo nome significa "colui che scivola rapidamente". Secondo alcune fonti Sleipnir porta delle rune incise sui denti. Snorri Sturluson, basandosi su vaghi accenni contenuti nella Völuspá, racconta la nascita di Sleipnir. Un abile costruttore aveva stretto un patto con gli Dei: in diciotto mesi avrebbe eretto un muro possente in grado di difenderli dai giganti, loro nemici; in cambio avrebbe ricevuto in dono Freyja, il Sole e la Luna. Gli dei, su consiglio di Loki accettarono, ma a patto che il muro fosse terminato entro l'Estate. Quando però mancavano solo tre giorni all'Estate, era ormai evidente che il costruttore sarebbe riuscito a finire in tempo la sua opera, anche grazie all'aiuto di Svaðilfœri, il suo possente cavallo. Gli dèi decisero che si doveva fare qualcosa, se non volevano perdere Freyja. Si interrogarono su chi avesse spinto per accettare il patto, e quando si ricordarono che era stato Loki lo costrinsero a rimediare. Lui si trasformò in puledra, sedusse Svaðilfari facendosi inseguire per un giorno e una notte, interrompendo così i lavori. Ripeté il trucco per tutte le tre notti e i tre giorni seguenti. Quando fu evidente che il muro non sarebbe stato completato per tempo, il costruttore fu preso da un'ira bestiale, rivelando che in realtà era egli stesso un gigante. Allora Thor, che dei giganti è il maggior nemico, gli fracassò il cranio con un colpo di Mjöllnir, il suo martello. In seguito Loki partorì da Svaðilfari un puledro grigio con otto zampe, Sleipnir, che divenne il cavallo di Odino, dopo che questi glielo chiese in dono, poiché era il più veloce e possente di tutti i cavalli.

Veillanfif. E’ il cavallo di Orlando presente nel Sogno di Rolando  poema epico dell’11° secolo.

Grani. Hjördís, prima di passare in seconde nozze  col Re Álfr, aveva avuto un figlio, Sigfrido.  Per liberarsi di lui il bimbo fu inviato in incognito da Reginn  (che assieme a Fafnir e Otr costituiva una stirpe di immortali) affinché lo accogliesse come figlio adottivo. Costui lo mise a lavorare nelle  stalle come stalliere. Nella saga dei Nibelungi, quando Sigfrido rivelò a Reginn che in realtà lui discendeva da una famiglia regale, Reginn, allora,  gli chiese come mai si fingesse  stalliere e non avesse nemmeno un cavallo per sé. Il giovane, preso in contropiede, andò subito a procurarsi un cavallo e sul cammino incontrò un vecchio (sotto le cui spoglie si celava Odino), il quale gli diede un consiglio su quale destriero fosse il migliore, e la scelta ricadde su Grani, che in realtà era diretto discendente di Sleipnir, il cavallo dello stesso Odino.

Galatee.  Il cavallo è presente nella commedia shakespeariana Troilo e Cressida.

Xanto e Balio sono  i cavalli di Achille. Nella mitologia greca, Balio e Xanto (o Xanthe, che significa giallo) erano due cavalli immortali nati da Zefiro il vento dell’ovest e dall'Arpia Podarge. Entrambi avevano il dono della parola, concesso loro da Era. Erano guidati da Automedonte, il cocchiere di Achille.  In un'altra leggenda Xanto è una delle cavalle di Diomede, oggetto dell'ottava fatica di Eracle.

 

 

SINGAPORE

 

Anno 2014 (2063/70) Miti e leggende (due serie) L’attacco dei pesci spada a Singapore. La leggenda di  Sang Nila Utama.

I  serie. Molto tempo fa, il mare di Singapore era infestato da molti pesci spada pericolosi e feroci che attaccavano gli abitanti del villaggio e i pescatori che lavoravano in quelle acque. Il popolo chiese l’aiuto al re, Sri Paduka Raja Maharaja. Purtroppo, anche il potente esercito di Raja non riusciva a sconfiggere i terribili pesci spada.. Un ragazzo intelligente suggerì al re Raja di costruire una barricata con tronchi d'albero di banano lungo tutta la costa. Spiegò che se i pesci spada avessero cercato di attaccare e trafiggere le persone con le loro lunghe spade dure e taglienti come rasoi, sarebbero rimasti conficcati e intrappolati  dal legno dei tronchi. L’idea  funzionò. Tutti gli abitanhti di Singapore  celebrarono la vittoria con una grande festa  per onorare il ragazzo che li aveva salvati. Il Raja, indispettito per il suo successo, era pieno di gelosia e temeva per il suo potere. Perciò  ordinò ai suoi sicari  di uccidere il ragazzo che viveva sulla cima ad una collinetta. Il sangue del ragazzo si sparse e bagnò tutta la collina, colorandola di rosso. Questa collina, conosciuto più tardi come Bukit Merah Redhill, rimase a testimonianza del giovane che  salvò  il villaggio.

II serie. Sang Nila Utama era un principe di Palembang, che era allora la capitale dell'impero Sriwijaya. Volendo trovare un luogo adatto per una nuova città,  decise di visitare le isole al largo della costa di Palembang nel sud di  Sumatra. Salpato  con una flotta di navi, raggiunse le isole di Riau dove fu accolto dalla regina. Pochi giorni dopo, Sang Nila Utama andò a caccia su una  isola vicina.  Visto un cervo lo inseguì  e, giunto in cima ad una collina,  vide un'altra isola con una spiaggia di sabbia bianca, che aveva l'aspetto di un foglio bianco di stoffa

Chiesto il nome al suo Primo Ministro, apprese che si trattava dell'isola di Temasek. Il principe Utama decise di visitarla. Tuttavia, quando la sua nave era in alto mare mare, scoppiò una grande tempesta e la nave  cominciò a imbarcare acqua.  Per evitare che affondasse, i suoi uomini gettarono tra le onde infuriate tutte le le cose pesanti, tra  cui la corona d'oro del principe.   Quando questa scomparve tra i flutti, la tempesta cessò. Il principe sbarcò sull'isola e il primo animale che vide fu un leone. Pensò che quel nobile animale  fosse di buon auspicio. Decise, quindi, di costruire la sua nuova città sull'isolamdi Temasek. Nel 1324 la città fu battezzata col nome di "Singapura", da "Singa", (che significa leone)  e "pura"  (tempio).

Sang Nila Utama governò Singapura per 48 anni e fu sepolto accanto alla moglie, ma le tombe e i loro resti non furono mai trovati. Secondo le leggende il suo corpo apparteneva  al Paradiso. Egli è anche creduto  essere l'incarnazione del dio Svayam Bhagavan.

 

 

 

SIRIA

 

1970  (383/ P.A.) Leggende:Incontro del re El Zaer e Marouf Abou.  Abou Zeyd El Filali.  Elò Zeynati Calice.  Anthar e Allah.  El Zyr  Jasas.  Kouleyb el Salila.

 
 

 

 

SLOVACCHIA

 

1997 Leggenda:  La pioggia miracolosa di Hron

L’episodio risale alle guerre guerre marcomanniche, o guerre marcomanne come sono state definite nella Historia Augusta, le quali comprendono un lungo periodo di conflitti militari combattuti dall'esercito romano contro le popolazioni germano-sarmatiche dell'Europa continentale (dal 167 al 189 circa), ma soprattutto un evento storico di fondamentale importanza poiché rappresentarono il preludio alle grandi invasioni barbariche del III-IV-V secolo.

Verso il 170  Marco Aurelio riuscì a sottomettere i Marcomanni dopo molti e duri scontri. È da attribuirsi a questi anni il famoso episodio della “pioggia miracolosa”. Cassio Dione ricorda che i Romani, ormai accerchiati dai Quadi, logorati dal caldo e dalla sete, erano stati salvati dalla pioggia e dalle preghiere dei soldati cristiani. E secondo la storiografia dell'epoca, la legione coinvolta in questo episodio era la Legio XII Fulminata,  proveniente da Melitene in Cappadocia.

 

 

2010 (554)  Europa.  Libri per bambini. Il castello incantato, illustr. Del pittore Albin  Brunovski.

 

 

SLOVENIA

 

(Sul tema fiabe vedasi: Fiabe e leggende slovene, a cura di Maria Bidovec, Controluce editore.

Si tratta di una raccolta di fiabe e leggende che rappresenta un viaggio affascinante nel folclore della Slovenia. Tra i personaggi tipici si incontrano il re Mattia che garantì "tempi d'oro" ai suoi sudditi, la bella Vida incarnazione del topos della nostalgia, gli uomini-cane trasfigurazione degli Unni. Creature fantastiche richiamano il pittoresco paesaggio sloveno: i nanetti delle miniere, il genio delle acque, le vile che ricordano le fate ma anche le ninfe dei boschi. E ancora: i védomtsi (saggi che somigliano a vampiri), le dame bianche, le rojenice (dee del destino) e le streghe che provocano il cattivo tempo. Questi sono solo alcuni dei tesori della cultura popolare slovena. (l'autrice)

 

1997  Leggenda:  La cerva (o Camoscio) dalle corna d’oro. Si tratta di una leggenda presente in molte storie delle Alpi Slovene. La tradizione popolare presenta diverse varianti che si intrecciano, si mescolano e propongono finali diversi. . Il fulcro della leggenda è basato su un animale mitico il cui sangue fa germogliare i semi nella terra, fa crescere le piante dalle proprietà curative; con le sue corna si possono trovare anche  tesori sepolti. L’animale è comune alla tradizione italiana, slovena, albanese, greca. La leggenda fu raccolta da Karl Deschmann. È diventato un mito sloveno grazie al poeta Baunbach.

 

 

 

2003  (386/7)  Fiabe:  L’uccello d’oro.  Le tre volpi

 

2003  (392) Mitologia Il Dio Kresnik (o raramente Kersnik e Krsnik) è una divinità slava associata con il fuoco, il solstizio d'estate, le tempeste. La sua casa mitica, una montagna sacra in cima al mondo, rappresenta l' axis mundi. Kresnik era adorato tra la popolazione slava della orientali Alpi . Egli è probabilmente la stessa divinità come Svarožič, figlio del dio del sole slavo, Svarog , descrittocon i capelli d'oro e mani d'oro. A poco a poco si è evoluto in un eroe nazionale sloveno che vive su una montagna d'oro, a volte come un cervo con corna d'oro, associato col solstizio d'estate. Egli divenne noto come un mitico re con una forte magia, ma ancora un contadino.

 

 

 

 

2004  (455)  Fiaba: Le tre fate, tra cui Rojenice e Sojenice) attorno ad una culla.

 Rojenice e Sojenice sono creature mitologicheo o vile , che secondo la fede popolare alla fine del 18° secolo assistono le partorienti durante il parto e prevedono il loro futuro.  Il loro aspetto può essere trovato in alcuni racconti popolari e nelle fiabe di alcuni autori.

 

2005   (471) Mitologia: Vesna, la dea della primavera.

Vesna nell'antica mitologia slava, particolarmente in Serbia e Slovenia è un personaggio mitologico femminile associato alla giovinezza e alla primavera. Insieme al suo compagno Vesnik, veniva associata ai rituali svolti nelle aree rurali nel corso della primavera. Nel XIX secolo, i contadini russi celebravano il ritorno della primavera il 1º marzo andando nei campi e portando su un palo la scultura in argilla di un’allodola decorata con fiori. Cantavano canzoni in cui si chiamava la stagione primavera col nome di vesna. Ancora oggi in lingua slovena e lingua russa vesna è la parola poetica che sta per primavera.

Nella mitologia slovena, le donne bellissime chiamate vesne vivevano in palazzi in cima a montagne nei quali discutevano il destino dei raccolti e degli umani. Un circolo magico attorno ai loro palazzi impediva loro di lasciare la cima della montagna, tranne nel mese di febbraio, quando potevano scendere su carri di legno nelle valli sottostanti. Alcune persone soltanto erano in grado di sentire i loro canti. Le persone che riuscivano a introdursi furtivamente nei loro palazzi sulle montagne potevano sì conoscere il loro destino, ma rischiavano una spiacevole fine se venivano catturati dalle vesne.

 

2005 (481/2)  Libri per ragazzi. Illustrazioni di  Yella Reichmann: L’orso riconoscente.  Il pesce d’oro.

Un orso riconoscente porta una culla  piena di pere come dono per una contadina che gli ha estratto una spina da un piede. Un uomo con setaccio contenente  un pesce  dorato.

 

 

2006  (542)  Mitologia. Svarog

Dio russo dagli incerti contorni. Forse un dio uranico, considerato un antico sovrano e legislatore.

E’ il dio del sole, del cielo, del fuoco e della metallurgia. Il suo nome deriva dal verbo svariti (forgiare, plasmare, fondere) di origine indoeuropea.

Secondo alcune teorie Svarog era un fabbro sacro, padre degli altri dei e creatore del sole. Nella tradizione popolare è rappresentato come un drago alato o un serpente di fuoco che svolge una funzione essenziale nella cosmogonia slava. A lui si deve, infatti, l'introduzione dell'ordine nell'universo e la sua suddivisione in tre regni (Jav, Nav e Prav). Secondo le leggende Svarog lottò contro Zmaj, un sanguinoso serpente gigantesco o un drago a più teste, simbolo del disordine. Dopo averlo soggiogato, Svarog lo usò come aratro per separare il mondo dei vivi (Jav) da quello dei morti (Nav), stabilendo così la legge (Prav). Da quel momento Zmaj regnò nella sfera dei morti, mentre Svarog si stabilì in quella celeste.

Per alcuni Svarog non è il padre di tutti gli dei, ma solo di Svarožyc, spirito del fuoco della casa, il cui culto era diffuso soprattutto dagli slavi del Baltico; di Dažbog, dio del sole, della ricchezza, dell'abbondanza; di Radigost, protettore delle città e dell'economia, venerato soprattutto tra i Polari.

I suoi animali sacri erano il bue, il cavallo, il cinghiale e il falco. Secondo Jakobson, Svarog è uno dei nomi tabù del falco sacro dagli occhi di fuoco.

 

2007 (589) Mitologia: I nani delle grotte Perkmandeljc,  il nano malizioso Taus e Catez il nano metà  uomo e metà capra.

 

2008 (618)  Mitologia : Mokos

Divinità del pantheon slavo. Secondo alcuni studiosi è la dea della pioggia e alla tempesta, mentre secondo altri costituisce una figura della Madre Terra. Viene considerata l'equivalente slavo di Demetra nella mitologia greca. Mokoš è associata alla terra, all'acqua, alla pioggia, alla femminilità, alla fecondità, alla sessualità, ad attività come la tessitura e la filatura.

Secondo alcune versioni è la compagna di Perun o di Svarog. Ha quattro figli: Jarylo, il dio dell'agricoltura; Dola, la dea del destino degli uomini; Rod, il dio della fertilità; Ubože, lo spirito della casa.

Anche Mokoš compare come spirito della casa. Con le sembianze di una donna con una grande testa e i capelli scompigliati, di notte filava la lana delle pecore. Prima della sua apparizione si sentiva un rumore di ruote. Le usanze vogliono che le fosse lasciato un gomitolo di lana come piccola offerta accanto a delle forbici, mentre durante le festività le venivano lasciati in dono dei viveri.

 

2009 (663)  Mitologia: Volkodlak

La parola slovena "volkodlak", "vukodlak", "vulkodlak" è composta, nella sua prima metà, dalla parola "lupo", mentre la seconda è stata identificata, sebbene il confronto non sia mai stato interamente dimostrato, con "blaka", che fra i vecchi e nuovi Slavi e fra i Serbi significa "pelo" di un bue o di un cavallo.

Tuttavia, qualunque cosa possa significare, l'analisi della parola ne dimostra il suo uso attuale in tutte le lingue slave e conserva, inoltre, l'equivalente significato inglese di "Werewolf"; scozzese "warwulf"; tedesco "Werwolf" e francese "loup-garou" [italiano "lupo mannaro"].

L'unica lingua in cui questa parola viene associata esclusivamente al "vampiro" è la Serba. Questa connessione è tuttavia importante, in quanto il popolo Slavo, specialmente i Serbi, credono che un uomo, che sia stato in vita lupo-mannaro può dopo morto diventare un vampiro; lupo-mannaro e vampiro sono, quindi, strettamente imparentati.

Si è anche creduto, in alcuni distretti, che coloro che avevano mangiato carne di pecora uccisa da un lupo diventassero vampiri dopo la morte.

Le superstizioni del lupo-mannaro e del vampiro concordano in più punti, anzi in alcuni di questi sono uguali, per la tradizione slava il vampiro è una figura ben distinta; considerato tale solo se è un morto risuscitato e incorrotto, uscito dalla sua tomba.

La concezione corretta del vampiro è tipica del popolo Slavo, ed è specialmente diffusa nei paesi Balcanici, in Grecia, in Russia, in Ungheria, Boemia, Moravia, Slesia.

 

 

2010 (705)  Mitologia:  Kurent e la pianta di vite

In Slovenia il carnevale (pust in sloveno) è una festa molto sentita, che tutt’oggi conserva tradizioni antichissime. Una delle più famose maschere tradizionali slovene è il kurent o korant. Si tratta di una figura carnevalesca originaria della regione Štajerska, più precisamente delle zone di Ptujsko polje e Dravsko polje (territori pianeggianti nel nordest della Slovenia, vicino alla città di Ptuj) e Haloze (zona collinare a sud di Ptuj). Le origini del kurent non sono ricostruibili con certezza. Questa figura risalente alla notte dei tempi e al mondo pagano è arrivata in territorio sloveno probabilmente dal sudest dell’Europa. Maschere simili si trovano ad esempio anche in Bulgaria, Ungheria, Serbia e Croazia.

 

 

2011 (744)  Mitologia: L’uomo del fiume

Nella mitologia slava e slovena Povodni mož o vodenjak è uno spirito maschile dell'acqua. La parola Vodník è usata anche per indicare il segno zodiacale dell'Acquario.  Vodnik si presenta come un vecchio uomo nudo con la barba verde e capelli lunghi, con il corpo coperto di alghe e fango, di solito ricoperto di squame di pesce nero. Ha palmate zampe al posto delle mani, la coda di un pesce, gli occhi che bruciano come carboni ardenti. Di solito lungo il suo fiume naviga a cavalcioni su un tronco mezzo affondato, provocando attorno a sé alti schizzi d’acqua.  Dalla popolazione locale è spesso soprannominato "nonno" o "avo". . Annegamenti locali sono spesso attribuiti al  lavoro del Vodyanoy. Quando i Vodyanoy si arrabbiano provocano la rottura di dighe, il crollo dei mulini ad acqua, e l’annegamento di persone e animali. Di conseguenza, pescatori, mugnai, e anche apicoltori fanno sacrifici per placarli. Si crede pure che trascini  la gente verso il basso, nella sua dimora sott'acqua affinché lo servano come schiavi.

 

SOMALIA

 

1996  Favole: Uomo e drago. Leone con un solo occhio guarda la Luna. Uomo e serpente.  Uomo che tiene un dromedario per la coda.

 

1997  Favole  Personaggi e scene di antichi racconti

 

1998  Favole. Costumi e personaggi fiabeschi.

 

SPAGNA

 

1962 (1109/12),  1999 (3222),   2007. Leggenda: Cid Campeador. Rodrigo Ruy Diaz de Bivar detto il Cid, nacque  a Bivar (o Vivar). Figlio di don Diego Lainez, visse alla corte del re di Castiglia Sancho II di cui divenne alfiere e luogotenente. Alla morte del re, ucciso proditoriamente dalla sorella Urraca, Rodrigo  prestò giuramento al nuovo re Alfonso VI di Leon, nella chiesa di Santa Gadea, ma non prima di aver avuto solenne conferma che il nuovo re non aveva avuto alcuna parte nella morte di Sancho.

Sposò nel 1074 donna Ximena Diaz, cugina del re. Ma tale parentela non gli impedì di essere inviato in esilio nel 1081 a seguito di una ingiusta ira del re.  Seguito da 300 cavalieri fidati  offrì i suoi servizi al re moro di Castiglia, Al-Muqtadir, per combattere contro il re moro di Valencia. Acquistò grande reputazione fra i soldati musulmani che gli diedero il soprannome di Cid (il signore). Già in precedenza aveva meritato il titolo di ‘Campeador’  che significa  ‘vincitore sul campo’. La sua vita è costellata di avventure e vicissitudini, di contrasti e riconciliazioni col  re di Castiglia contro il quale non volle  mai combattere. Nel 1094 si impadronì di Valencia su cui regnò fino al 1099, anno della sua morte. Donna Ximena continuò la sua opera  facendo fronte agli Almoravidi, ma nel 1202 si ritirò in Castiglia, portando con sé le spoglie dell’eroe che furono tumulate nella cattedrale di Burgos.  Il Cid è rimasto simbolo sia della Reconquista sui Mori ma anche della fedeltà feudale che vieta  al vassallo di portare le armi contro il proprio  re.

Le sue gesta vennero raccolte da Per Abbat in un manoscritto che contiene 3735 versi. Il poema, mutilo di qualche pagina, venne pubblicato nel 1779 da Tomàs Antonio Sanchez: Vi sono narrate le vicende del Cid a partire dall’esilio, i contrasti col suo re, la conquista di Valencia, le nozze delle figlie con gli infanti di Carriòn, l’offesa di questi e il trionfo. Il tutto raccontato con verità storica inframmezzata da qualche elemento fittizio e fantastico.  I personaggi sono per lo più storici e  identificabili e anche i luoghi sono descritti con esattezza.

Di lui A. Zazzaretta,  nella prefazione alla sua traduzione in versi italiani, del Poema di Mio Cid (Roma, Signorelli, 1963) scrive: “Ben presto la leggenda si impadronisce della sua figura e ce lo presenta nella sconcertante molteplicità dei suoi atteggiamenti: ora quasi ‘leon matto’ che si rifiuta di baciar la mano al re, ora, costrettovi dalla necessità, fraudolento negoziatore per carpir denaro ai due ebrei Rachele e Vidas, ora mordace ma generoso canzonatore come nell’episodio del vinto conte di Barcellona, ora sollecito curatore dei suoi interessi, ma, a tempo debito, largo donatore dei propri beni, ora intento a vezzeggiare con paterna tenerezza le sue piccole bimbe che è costretto ad abbandonar o i suoi generi, gli inetti e vilissimi Infanti  di Carriòn che crede si siano distinti in battaglia, ora pronto a impalare chiunque, avendo tratto profitto sotto le sue insegne, osasse abbandonarlo clandestinamente.”

 

1997 (3057)  

Europa.  Storia e leggende. Principe e principessa in primo piano.  Sullo sfondo un castello.

 

2005   (3734/41)

Canzoni e fiabe popolari per bambini.

 

 

2012 Gli amanti di Teruel.

Le  Poste Spagnole nell’anno dellUPAEP, dedicato ai miti e alle leggende, hanno emesso due valori legati alla leggenda  degli Amanti di Teruel,  una vicenda rielaborata in piéce teatrale da   John Eugene Hartzenbusch, nel 1837. Sulla base di questa versione, il musicista Tomás Breton scrisse una sceneggiatura lirica in quattro atti, presentata a  Madrid nel 1889.

Nei primi anni del XIII secolo vivevano nella città di Teruel Juan de Marcilla e Isabel de Segura, la cui amicizia presto si convertì in amore. Indesiderato dalla famiglia di Isabel, per il fatto di non possedere beni materiali, il pretendente chiese ed ottenne un tempo per arricchirsi. Se entro cinque anni non fosse tornato Isabel sarebbe stata libera da ogni impegno e avrebbe potuto sposarsi con un altro.  Partì così per la guerra e tornò dopo la scadenza dell'ultimatum. Ma a quel tempo Isabel era già sposa di un fratello del signore di Albarracín. Ciononostante, Juan ottenne udienza con Isabel nella sua casa e le chiese un bacio di addio; ella glielo negò ed il giovane morì di dolore. Il giorno seguente si celebrarono i funerali nella chiesa di san Pietro; in quell’occasione, una donna vestita a lutto si avvicinò al feretro: era Isabel, che voleva dare al defunto il bacio negato in vita; la giovane posò le sue labbra su quelle del morto ed improvvisamente cadde morta accanto a lui.

 

SRI LANKA

 

1976 Vesak (Festa). Festività interamente legata alla figura di Siddharta Gautama (Budda).

(A partire dall’anno 1976, che per i buddisti rappresenta il 2600° anniversario della nascita di Budda ,  le poste dello Sri Lanka hanno ricordato con emissioni annuali  (tranne gli anni 1994. 1999, 2003-2006, 2009) tale festività mediante l’emissione di serie (contrassegnate nei cataloghi   interamente legata alla vita di Budda.)

Vesak è considerato nello Sri Lanka come una festa religiosa e culturale. Si celebra a maggio nel  giorno di luna piena ed è ricordata dai buddisti di tutto il mondo. In tale giorno i Buddisti commemorano gli eventi importanti che hanno contraddistinto la vita di Buddha: il primo evento la  nascita di Siddharta Gautama a Lumbini in Nepal, avvenuta sotto un pergolato di alberi Sat dove la regina Mahamaya lo partorì; il secondo evento rappresenta il raggiungimento supremo della illuminazione di Siddharta Gautama; l terzo evento è stato il Parinibbana del Budd avvenuto più di 2500 anni fa a Kusinagar.

Oltre allo Sri Lanka, altri paesi asiatici, tra cui l'India, il Giappone, Singapore, Taiwan, Indonesia e Nepal celebrano tale festività. Molte attività religiose vengono organizzate in questo periodo in Sri Lanka : campagne Sil, Bodhi Poojas, Dansalas (in cui si offre gratuitamente caffè e tè alla gente), canti devozionali (Bhakti Gee), Pandols (Thoran) e esposizione di lanterne.

Devoti Atasil e pellegrini di tutto lo Sri Lanka affluiscono nei templi dove si svolgono cerimonie particolari in cui si offrono fiori, lampade e incenso da bruciare. Tutte osservanze tradizionali che hanno il potere di soddisfare i bisogni religiosi ed emozionali delle persone. Dato che è soprattutto un evento religioso per i buddisti devoti, le osservanze religiose costituiscono le principali attività del festival. Per entrare nei templi, dove molti rimangono per tutto il giorno, i devoti generalmente indossano abiti bianchi. Ogni devoto fa l'elemosina. Questo è un segno di condivisione di gioia e di pace tra la gente. Durante la settimana del Festival Vesak, la vendita di alcolici e carne di solito è proibito. I macelli devono essere chiusi.

Oltre all’aspetto religioso viene curato anche quello folcloristico. Le case sono decorate come pure i luoghi pubblici dove vengono organizzati vari eventi culturali  e riesumate tutte le leggende legate alla figura  di Budda.

 

2009 (1675)  L’orso e i due uomini.

Mentre due uomini attraversano la foresta si imbattono in un enorme orso, alla cui vista si fermano terrorizzati. Uno dei due riesce a mettersi9 in salvo su un albero. L’altro, tremante e incapace di muoversi, rimane paralizzato dalla paura. L’animale si avvicina ad esso lo annusa e comincia a leccargli il volto. L’uomo sviene. . Ma l’orso con un atteggiamento bonario gli sta vicino in attesa che si svegli e  quando l’uomo svenuto si riprende si allontana. I due uomini continuano il loro cammino.

 

 

2010 (1761)  La tartaruga volante.

 

SURINAME

 

 

1980  (801/5) 

Personaggi mitici.  Anansi e i suoi creditori. Mat Kalaka lo scarafaggio.  Ba Tigri la tigre.   Kalafowroe il galletto. Otimanm il cacciatore.  Anansi

 

 

 

SVEZIA

 

1969  (639/40)  Fiabe: Il pastorello Vallarman.  Il viaggio sul gatto

Vallarman. Il personaggio è tratto dal libro di  John Bauer, Lille Vill-Vallarman, 1910.  Illustrazione per un racconto di troll. Nella fiaba, il ragazzo pastorello lotta contro quattro troll che vogliono attribuirsi il titolo di  re dei troll. Vallarman risolve la lotta e così facendo riesce ad essere scelto lui come re.

Il Viaggio sul gatto è una illustrazione dell’autore Ivar Aroseniusvägen. E 'stata inserita (dopo la morte dell’autore) in un libro di fiabe pubblicato la prima volta nel 1909. L’opera fu tradotta in diverse lingue, tra cui finlandese , giapponese e norvegese.

Sven-Erik Bäck scrisse sul tema un brano per coro di voci bianche, messo in scena da Susanne Valentin. Il  volume  Il Gatto Journey e altri racconti di Aroseniusvägen, è stato pubblicato nel 1978 dall’editrice  Bonnier casa editrice.

 

1980 (1114);  1981 (1123/4) Leggende:  Il genio delle acque.  Il troll. La regina dei boschi.

Folletti e gnomi.  Le leggende nordiche sono popolate di esseri fantastici quali gnomi, elfi, folletti, fate e altre creature immaginarie. Si tratta di esseri ora gentili e servizievoli, ora fastidiosi e dispettosi. Vivono dappertutto: nei boschi, nei laghi, nei fiumi, in grotte, nel cavo degli alberi. Hanno grandi occhi, enormi nasi bitorzoluti, capigliature lunghe sino ai piedi.  Spesso sono messi a custodia di forzieri pieni di monete d’oro.  Sono assai sovente inseriti nella filatelia dei paesi nordici, Svezia, Finlandia, Lussemburgo… e utilizzati per illustrare le vignette di particolari festività religiose come il Natale, Capodanno, Santa Claus

 

1997  (1983/5) Storie e leggende: Il troll e lo gnomo.  Il ragazzo e i troll.  Il ragazzo intrepido.

 

2004  (2376/7)  Mitologia nordica.  Guerriero morto in viaggio verso il Walhalla.

Valchiria. Nella mitologia norrena, Valhalla (o anche Valhöll e Walhalla) è uno dei palazzi dell'Ásgarðr e residenza dei morti gloriosamente in battaglia, gli einherjar.  Secondo la tradizione chi muore da eroe viene scortato dalle Valchirie nel Valhalla dove viene accolto da Bragi.

Il Valhalla è descritto come un'enorme sala con 540 porte, muri fatti di lance, tetto fatto di scudi e panche ricoperte di armature. Si dice che vi sia posto per chiunque venga scelto e sia più semplice trovare un posto che entrarvi. I guerrieri del Valhalla assisteranno Odino nel Ragnarök, lo scontro finale contro i Giganti. Per prepararsi alla lotta ogni giorno combattono nelle pianure di Ásgarðr ed ogni sera le ferite si rimarginano, le membra si ricompongono ed i guerrieri ritornano nel Valhalla per banchettare con carne di cinghiale e bere idromele.

Nella mitologia norrena una Valchiria (norreno: valkyrja, al plurale: Valkyrjur) è una divinità femminile minore che serve Odino. Nell'arte moderna le valchirie sono dipinte come graziose ragazze armate sopra cavalli alati, con elmo e lancia, tuttavia nell'inglese antico "valkyrie horse" era un sinonimo di lupo. Piuttosto che i cavalli alati le loro cavalcature erano i branchi di lupi che frequentavano i cadaveri dei guerrieri morti in battaglia. Dal momento che il lupo era la cavalcatura della valchiria, la valchiria stessa appare simile ad un corvo, volando sopra i campi di battaglia per scegliere i corpi. Così, i branchi di lupi e i corvi che spazzavano un campo dopo una battaglia possono essere stati visti come mezzo per la scelta degli eroi. Infatti lo scopo delle valchirie è quello di scegliere i più eroici tra i caduti e portarli nel Valhalla dove diventano einherjar. Questo è necessario perché Odino ha bisogno di guerrieri valorosi che combattano dalla sua parte alla fine del mondo, durante il Ragnarök.

 

2006  (2502/3)  Mitologia nordica. Skograet ninfa dei boschi.   Nacken spirito delle acque.

 

 

2008  (2621/2) Mitologia. Ill. da Viaggio a Blakulla  (Collina blu, luogo di raduno del sabba delle streghe del XVI° e XVII ° sec.  Strega che viaggia sul dorso di un caprone. Pipistrello

Viaggio a Blakulla. Illustrazioni dal libro  Viaggio a Blakulla (Collina blu) luogo del sabba delle streghe. Credenze risalenti al  XVI° e XVII° secolo.

Blakulla è  un leggendario prato dove il diavolo teneva  la sua corte terrestre nel corso di un Sabba di streghe  e poteva essere raggiunto solo con un volo magico.  E 'stato descritto come "un grande e piacevole prato di cui non si possono vedere i confini".  In tale  prato sorgeva una casa con un ampio salone per i raduni e molte camere per pernottare.

Il Diavolo vestiva  un cappotto grigio e  lunghe calze rosse e blu, sostenute da giarrettiere. Aveva una barba rossa, un cappello alto da cui spuntavano le corna. Il diavolo sceglieva la strega più bella e  si appartava con lei in una delle tante camere. Dall’incontro nascevano figli che raggiunta l’età adulta il diavolo faceva sposare tra di loro

Blaqkulla svolge un ruolo importante nella caccia alle streghe descritta da Joseph Glanvill nel  1682 nel libro   Sadducismus Triumphatus il quale nel frontespizio riparta la seguente indicazione: “ Il vero resoconto Tdi ciò che accadde  nel Regno di Svezia, negli anni 1669/1670, in relazione ad alcune persone che sono state accusate  di stregoneria e riconosciute colpevoli”.

 

SVIZZERA

 

SVIZZERA  1907 (113/18),  1909 (128/30),  1910 (134/6), 1914 (138/41),  1915 (145 e 147), 1916 (157/166), 1918 (16 valori), 1921 (179/84), 1924/28 (196/205),  1930 (239/43),  1941 (359),  1942 (195),  1944 (216),  1944  (237),  1944 (258),    

Leggenda: Guglielmo Tell.   Il primo nucleo della leggenda ebbe probabilmente origine nel secolo X-XI in Norvegia.  Nelle Gesta Danorum, un’opera redatta da Saxo Grammaticus attorno al 1200 si trova il tema della  mela. Tale tema legato a Guglielmo Tell venne inserito in alcuni documenti elvetici posteriori al 1470 e riportato nel Chronicon Helveticum da Aegidius Stschudi nel 1560.

La leggenda elvetica, legata all’indipendenza cui le popolazioni aspiravano nel XIV secolo, racconta le gesta del balestriere Tell,  genero di Walter Furst, eroe dell’indipendenza svizzera.  Gli abitanti di Waldstetten, posti sotto la potestà dell’imperatore tedesco, erano continuamente controllati da un balivo, adibito anche a riscuotere le tasse. Quando fu eletto imperatore Alberto d’Austria, costui nominò balivo (governatore) del cantone di Uri,  Hermann Ghessler il quale, desideroso di conoscere il parere degli abitanti, aveva esposto su un tiglio  un cappello, simbolo dell’autorità asburgica. Tutti coloro che transitavano dovevano rendere omaggio al cappello. Un giorno Gugliemo Tell di Bürglen, accompagnato dal figlio, passò vicino al tiglio senza salutare il cappello.  Arrestato e portato davanti al balivo, non volle spiegare la ragione del suo rifiuto. Al che il balivo gli disse: “Tu sei un valente balestriere. Io metterò una mela sul capo di tuo figlio e tu dovrai colpirla. Se sbagli, morirete tutti e due.”

Tell dovette accettare, preparò la balestra e due frecce. Incocca la prima e centra la mela spaccandola in due. Il balivo esprime il suo apprezzamento e chiede perché avesse preparato una seconda freccia. Il balestriere risponde evasivamente dicendo solo che è una usanza dei balestrieri. Ma il balivo non convinto, promette a Tell di risparmiargli la vita se dirà la verità.  “È semplice: se avessi mancato la mela e ucciso mio figlio con la prima freccia, con la seconda ti avrei spaccato il cuore.” Il balivo, violando la promessa, ordina che Tell venga incarcerato a vita.   Messo al timone della barca che doveva portarlo nella prigione  del castello di Küssnacht, mentre attraversano il Lago di Lucerna, la barca incappa in una furiosa tempesta dalla quale riescono a salvarsi per le capacità di Tell, ottimo barcaiolo oltreché fromboliere.  In prossimità della riva, Tell afferra la balestra, dà una spinta verso il largo alla barca e si dilegua.  Ricongiuntosi ai compagni Tell tende un agguato al tiranno Ghessler e con la seconda freccia che non aveva utilizzato sotto il tiglio di Altdorf lo uccide.

Secondo la tradizione la fine di Ghessler segnò l’inizio della rivolta nel cantoni di Uri, Schwyz e Unterwalden.  Tell secondo la credenza popolare sarebbe morto annegato in un fiume nel tentativo di salvare un ragazzo.

 

1997  (1543) Leggenda:  Il Ponte del diavolo.  Nella Gola di Schollenen, su una parete rocciosa c’è un dipinto raffigurante il diavolo e un caprone. Narra la leggenda che gli abitanti del Cantone di Ur, dovendo costruire un ponte sopra il fiume Reuss, non sapevano come fare. Uno di loro si mise ad imprecare ed ecco apparire il diavolo il quale si impegnò a costruire il ponte in trenta giorni. Come ricompensa voleva l’anima della prima persona che avesse attraversato il ponte. Finita l’opera il  diavolo cominciò ad aspettare, ma invece di una persona gli urani gli mandano un caprone che lo prese a cornate. Il diavolo, infuriato, scese sul greto del fiume, afferrò un grosso masso e lo portò in alto per gettarlo sul ponte e distruggerlo. Stanco per il peso e la salita, si fermò e una vecchietta trovò il modo di disegnare una croce sul masso. Raggirato, il diavolo fuggì e da quelle parti non si fece mai più vedere.

 

2006 1928/31  La Svizzera dei miti: Margaretha. Il giudice di Bellinzona.  La ninfa dell’isola. Carlo Magno e il serpente.

Carlomagno era nipote di Carlo Martello, il condottiero vissuto in odor di zolfo tutta la vita, essendosi fatto la fama di profanatore di chiese e di ladro di beni ecclesiastici, poiché aveva spogliato i monasteri delle loro terre per darle ai suoi soldati. Quando nel 751 morì,  divenne re il figlio Pipino il Breve. Accadde  che il vescovo di Orléans ebbe nel sonno una visione, nella quale veniva portato in paradiso a parlare con i santi; questi, infuriati contro Carlo Martello perché aveva distrutto le chiese a loro dedicate, gli dissero di essersi coalizzati tutti per impedire al reprobo l'accesso al paradiso. Svegliatosi, il vescovo riferì il sogno al cappellano di Pipino, che diede ordine di aprire la tomba di Carlo Martello. Dalla fossa uscirono un terribile puzzo di zolfo e un enorme serpente, ma il corpo non fu trovato. La parte interna della lapide era nera di fuliggine e questo convinse Pipino che Satana si era portato via il padre. Per evitare che la maledizione ricadesse su tutta la dinastia dei Carolingi, il vescovo ordinò centinaia di messe

Cominciato in questo modo, il regno di Pipino si distinse per gli innumerevoli presagi: furono viste in cielo nuvole grondanti sangue e di forma mostruosa, si avvistarono vascelli volanti carichi di esseri venuti da altri mondi, gli spiriti maligni, in orride sembianze, invasero le città e le campagne. Molti disgraziati, sorpresi a camminare da soli nei boschi, furono scambiati per creature non terrestri e uccisi senza pensarci due volte.

Ninfe. Una strana leggenda è quella che si racconta nella valle del Rodano: essa concerne le ninfee che nascono  vicino alle isolette, galleggiano sulle acque del fiume e sono guardate da tutti con terrore, perché si dice che fra i giunchi che coprono le loro sponde si annidano certe fate o ninfe malefiche che gemono continuamente. Secondo la credenza popolare, hanno il corpo  delicato e quasi diafano, gli occhi verdi, lunghissimi capelli e si chiamano Fenettes. Di rado si lasciano vedere, ma quando i loro gemiti si odono più distintamente, gli uomini che si trovano in vicinanza, sulle sponde del Rodano, se ne allontanano senza voltare indietro il capo, perché sanno che se avviene ad un essere umano di vedere in faccia una Fenette dovrà morire fra brevissimo tempo.

Narrasi che un giovane volle raccogliere vicino alle isole maledette un mazzo di ninfee per portarlo ad una fanciulla amata. Mentre già ne aveva prese molte, si vide di fronte una Fenette uscita dall'acqua del fiume, ed in un attimo, fu come affascinato dalla potenza degli occhi verdi che lo guardavano. Con tutta la forza della volontà egli volle resistere a quella misteriosa potenza che l'attraeva verso l'acqua, e riuscì a vincere la malìa della fata perversa, potendo così allontanarsi dal fiume. Correndo sempre giunse in casa della fidanzata e vedendola le porse il mazzo, poi disse un nome solo: Fenette, e cadde morto vicino alla fanciulla, che non ebbe più nella vita felicità e sorrisi. Non v'è persona dal cuor gentile che non ricordi il triste caso vedendo le meravigliose ninfee del Rodano, come pure dura ancora  fra molta gente la paura  malefiche Fenettes.

 

 

 

2011 (2144) Muggestutz Il nano di Hasli. Si dice sia il nano più vecchio conosciuto nel folklore svizzero

 

 

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